Un giudice della corte USA dello stato dell’Alaska, ha bloccato le trivellazioni concesse da Donal Trump, i mari dell’Artico non si toccano. Una battuta d’arresto quindi per il presidente americano ed il suo tentativo di annullare i divieti di perforazione al largo delle coste artiche. Ed una piccola vittoria per la conservazione di questi delicati ambienti e per la lotta al cambiamento climatico. Finalmente una buona notizia per il nostro Pianeta.
Il giudice della corte distrettuale, Sharon Gleason ha infatti respinto l’ordine esecutivo di Donald Trump, che annullava i divieti imposti dall’amministrazione Obama nel 2015. L’ex presidente USA aveva infatti deciso di imporre divieti specifici in queste zone per tutelarne gli ecosistemi, nel corso degli anni fortemente danneggiati dalla trivellazione per la ricerca di petrolio e dai cambiamenti climatici. Per questo motivo Obama aveva posto fine alle esplorazioni nel Mare di Beaufort e nel Mare di Chukchi, come nella secca di Hanna Shoal, un sito molto importante per i trichechi.
Alla fine del 2016 e dunque poco prima di lasciare il comando a Donald Trump, l’ex presidente Barak Obama, aveva di fatto imposto il divieto di esplorazione ed estrazione di idrocarburi. Le navi con cannoni sonici ad aria e le trivelle, furono quindi bandite da un ampio tratto di costa statunitense, sull’Oceano Atlantico.
Per proteggere orsi polari, ghiacciai, trichechi, i villaggi autoctoni dell’Alaska, ma sopratutto il nostro Pianeta, era stato imposto un divieto permanente di trivellazione su 465 mila m², il 98% delle acque federali statunitensi nell’Oceano Artico.
Queste le misure prese da Obama, ma nel 2017 Donald Trump aveva emesso un ordine esecutivo che praticamente annullava le misure prese dalla precedente amministrazione, dando il permesso per l’esplorazione petrolifera a largo dell’Alaska. La prima concessione fu all’ENI per esplorazioni nel mare di Beaufort, a cui seguirono altre 4 concessioni per la creazione di pozzi esplorativi. Si trattava di concessioni quinquennali, dal 2019 al 2024.
Ma, fortunatamente per i delicati ecosistemi artici, il giudice Gleason, ha posto un blocco a queste decisioni e ha respinto l’ordine esecutivo di Trump, reintroducendo i divieti e le restrizioni poste da Barack Obama. Secondo il giudice Gleason, il presidente Trump, ha agito al di sopra delle sue autorità. Il Presidente USA, non ha infatti il potere di rimuovere un divieto imposto in precedenza, compito che spetta al Congresso degli Stati Uniti. Un ordine esecutivo del presidente non è dunque valido a questi fini.
La Gleason ha infatti scritto che il divieto “rimarrà in vigore a tutti gli effetti a meno che non venga revocato dal Congresso”. La quale ha stabilito che l’ordine esecutivo di Trump emesso nell’Aprile del 2017 che revoca il divieto di trivellazione “è illegale, in quanto ha superato l’autorità del presidente”.
Ovviamente la decisione del giudice Gleason ha suscitato il forte disappunto dell’American Petroleum Institute, il cui portavoce ha dichiarato che queste trivellazioni “oltre a fornire energia a prezzi accessibili per i decenni a venire, lo sviluppo delle nostre abbondanti risorse artiche, può fornire entrate governative per miliardi di dollari e creare migliaia di posti di lavoro. Oltre che rafforzare anche la sicurezza nazionale”.
Ad aver invece accolto con entusiasmo la decisione del giudice è Erik Grafe, avvocato di Earthjustice, secondo il quale questa sentenza dimostra che “il presidente non può semplicemente calpestare la costituzione per sottostare al volere dei suoi compari nell’industria dei combustibili fossili, a scapito dei nostri oceani, della natura e del clima”.
La decisione del giudice ripristina quindi i divieti precedentemente imposti, continuando a preservare e difendere la zona dell’Oceano Artico al largo delle coste dell’Alaska. Una regione delicata ed incontaminata, che ospita molte specie in via d’estinzione. Il regno delle balene e degli orsi polari, minacciati dalla esasperata voglia delle compagnie petrolifere di trivellare le loro dimore e colpire il loro abitata con bombe d’aria compressa. Ma, almeno per questa volta, gli abitanti dell’Artico possono tirare un sospiro di sollievo.
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