Un altro asteroide, il secondo dall’inizio di quest’anno, viene a salutarci. Questa volta però ad una distanza ben più ravvicinata, ma le sue dimensioni sono ben meno preoccupanti rispetto al primo. Si tratta, infatti, di un asteroide dal diametro compreso fra uno e due metri ed è stato scoperto, come solitamente succede quando l’oggetto osservato è di dimensioni così ridotte, solo dopo il suo passaggio “radente”, a soli 8.600 chilometri dalla superficie del nostro pianeta.
E’ stato battezzato col nome 2019 AS5 e ha sorvolato la Terra l’8 Gennaio, e poco dopo è stato osservato dall’università dell’Arizona grazie al telescopio del Mount Lemmon Survey. Se avesse colpito la Terra, avrebbe preso fuoco e ci sarebbe apparso come una meteora molto brillante, con detriti di piccole dimensioni che avrebbero potuto raggiungere il suolo, senza però creare danni.
L’asteroide ha comunque solo “sfiorato” la Terra, la cui forza di gravità ne ha piegato l’orbita. “Un passaggio così ravvicinato sottopone l’orbita dell’asteroide a una straordinaria perturbazione perché il corpo celeste ‘sente’, per così dire, fortemente la gravità della Terra“, questa la dichiarazione dell’astrofisico Gianluca Masi, responsabile del Virtual Telescope.
Come anticipato, non è la prima volta che un asteroide passato molto vicino al nostro pianeta venga osservato solo dopo il suo passaggio. Nel 2017, per esempio, ne sono passati ben cinque in soli tre giorni, alcuni dei quali sono stati scoperti solo dopo il loro transito. “C’è un caso maestro: l’asteroide di Chelyabinsk, più grande di quello appena scoperto e che non è stato proprio visto”, continua Masi.
“Accade -prosegue- che asteroidi che passano vicino alla Terra vengano ‘persi’ o scoperti in ritardo e questo dipende da più fattori“, come le dimensioni: “se sono piccoli, sono più difficili da osservare”; può anche dipendere dal fatto che durante il massimo avvicinamento gli asteroidi si muovono in fretta e quindi fatichiamo ad evidenziarli col telescopio“; è quindi “fondamentale anche la posizione reciproca fra l’asteroide, la Terra e il Sole, che può creare una geometria non favorevole all’osservazione” come nel caso del sopracitato asteroide di Chelyabinsk, arrivato dalla direzione del Sole e fondamentalmente invisibile ai nostri telescopi. Per questa ragione, conclude, progetti che puntano a censire tutti i corpi celesti che si avvicinano al nostro pianeta sono essenziali, in modo da conoscere le loro orbite e prevedere i loro futuri passaggi.
Un’analisi del genere ben più dettagliata fu effettuata ad esempio nel caso del celebre asteroide interstellare Oumuamua, anche se c’è da dire che le sue dimensioni e la sua forma peculiare “a sigaro”, ne facilitarono per certi versi l’osservazione. C’è inoltre da sottolineare che l’osservazione dei corpi celesti che ci circondano è importante oggi, ma sarà fondamentale in un futuro, prossimo o remoto che sia.
La ricerca scientifica va e deve andare sempre avanti, e sebbene fino ad oggi abbiamo avuto la fortuna di ricevere solo imbarazzati saluti da lontano dai nostri compagni di viaggio interstellari, faremmo meglio a spenderci ben più risorse e tempo e a ritrovarne l’entusiasmo, riportando l’Italia veramente in competizione con le altre potenze, che stanno ottenendo grandi risultati soprattutto nel settore dell’esplorazione spaziale.
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