Ogni qual volta si abbassa il livello delle acque del bacino idrico nelle vicinanze della diga Sayano-Shushenskaya, emerge dagli abissi del lago la necropoli di Ala-Tey, situata sull’isola temporanea nel bacino del sud della Siberia, nella regione di Tuva, al confine con la Mongolia. Come una leggendaria Atlantide, questa terra che sorge dalle acque, regala agli archeologi un importante tesoro di reperti dell’Età del Bronzo. E quello che è emerso in uno degli ultimi scavi ha lasciato senza parole gli archeologi. A prima vista l’oggetto ricordava vagamente un iPhone, ma di 2000 anni.
Le tombe di pietra dell’isola di Ala-Tey risalgono ad un periodo che va dall’Età del Bronzo fino a Gengis Khan, e da allora sono sopravvissute intatte ed inviolate sino a noi, sommerse dalle acque del mare Sayan, l’enorme bacino artificiale sul fiume Yenisei a monte della diga Sayano-Shushenskaya che alimenta la più grande centrale elettrica della Russia.
A maggio e giugno, l’acqua del bacino artificiale defluisce, esponendo l’isola dove, per la prima volta nel 2014, è stata scoperta la necropoli. Ed ogni hanno i ricercatori hanno circa 3 o 4 settimane per portare avanti i loro studi e le loro ricerche.
Il sito è un importante testimonianza della presenza in questi luoghi di insediamenti umani in epoca preistorica. Nell’isola di Ala-Tey ci sono circa 110 sepolture ed il sito “è una sensazionale scoperta scientifica”, come ha affermato la dott.ssa Marina Kilunovskaya dell’Istituto di cultura della storia dei materiali di San Pietroburgo, a capo della spedizione archeologica, che si è detta molto “fortunata ad aver trovato queste sepolture di ricchi nomadi che non sono state disturbate da (antichi) ladri di tombe.”
Il sito rappresenta, insieme ai vicini scavi di Terezin e di altri siti scoperti nell’area, un insieme di tombe di persone appartenute a diverse etnie, che restituiscono un quadro molto dettagliato delle popolazioni che hanno abitato queste zone.
La maggior parte delle sepolture del sito di Ala-Tey sono di donne della popolazione xiongnu e al loro interno vi sono un gran numero di manufatti e accessori pregiati. Un segno evidente che questa antica popolazione di guerrieri teneva in gran considerazione le donne e le trattava con rispetto.
Uno di questi pregiati manufatti, è un oggetto che per forma e colore ricorda molto un moderno smartphone, ma ovviamente non si tratta di un iPhone di 2000 anni. L’oggetto, di forma rettangolare e di colore nero, è realizzato con una particolare gemma nera, una sorta di lignite, ed è decorato con intarsi che ospitano delle piccole pietre semi-preziose come turchese, corniola e madreperla. Si tratta quindi di un ornamento molto particolare di sicuro, ma non di un telefono, secondo i ricercatori sarebbe una preziosa e ricercata fibbia da cintura di 18 cm per 9 cm.
Questo tipo di manufatti sembra fossero largamente usati all’epoca, ovvero 2137 anni fa. Secondo le analisi condotte dai ricercatori sarebbe infatti questa l’età precisa del prezioso oggetto.
La fibbia della donna, scherzosamente soprannominata Natasha, era infatti decorata con monete cinesi wuzhu che, come ha spiegato Pavel Leus, che ha guidato il team di archeologi negli scavi in Russia “ci hanno aiutato a datare il reperto rinvenuto”. I cinesi coniarono infatti queste monete a partire da 2137 anni fa.
E se gli archeologi hanno chiamato la donna Natasha, il soprannome per la sua fibbia è diventato “l’iPhone” e “la sepoltura di Natasha con un iPhone dell’era Xiongnu rimane uno dei più interessanti in questo sito”, ha dichiarato Leus nella sua nuova pubblicazione che riassume i risultati di anni di spedizioni archeologiche nella necropoli di Ala-Tey.
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