Una plastica a base di pesce per proteggere il futuro dell’ambiente

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Grazie al prototipo di una bio-plastica a base di scarti di pesce, che in circostanze normali si è indotti a gettare nell’immondizia, avrebbe il potenziale per sostituire la plastica negli imballaggi di uso quotidiono, è valso ad un designer brittanico il premio James Dyson. Lucy Hughes, di 23 anni e recentemente laureata in Design presso l’Università del Sussex, ha cercato di affrontare il sempre più serio problema dell’uso indiscriminato della plastica monouso sfruttando alcune parti dei pesci per creare una “plastica ecologica”.

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La sua creazione, un materiale biodegradabile e compostabile chiamato “MarinaTex“, può biodegradarsi in sole 4-6 settimane ed essere smaltita attraverso la raccolta di rifiuti alimentari domestici. Hughes, originaria della cittadina di Twickenham, nel sud-ovest di Londra, ha utilizzato delle alghe rosse come collante per le proteine ​​estratte da pelli di pesci, creando un tessuto estremamente resistente, ma traslucido e flessibile. Sebbene assomigli molto alla regolare plastica, i test iniziali suggeriscono che non solo è più forte e più sicuro, ma anche molto più sostenibile della sua controparte a base di petrolio.

 

Una plastica ecosostenibile derivante dagli scarti dell’industria ittica

Si stima che le persone nel solo Regno Unito utilizzino circa 5 milioni di tonnellate di plastica ogni anno, quasi la metà delle quali in imballaggi. Anche laddove sono in atto sistemi di riciclaggio, la maggior parte delle materie plastiche biologiche e compostabili non sono generalmente adatte alle infrastrutture esistenti per il trattamento dei rifiuti. In parallelo, si stima che nel Regno Unito vengano prodotte quasi 500.000 tonnellate di scarti derivanti dall’industria ittica ogni anno e questo è un flusso di rifiuti enorme, ma improduttivo di alcun tipo di ricchezza.

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Questi scarti consistono in frattaglie, sangue, esoscheletri di crostacei e squame, che finiscono tutti in discarica o in inceneritori. Attraverso ricerche condotte sulla costa del Sussex, Hughes ha scoperto che la pelle dei pesci e le squame erano le fonti più promettenti per la produzione di questo tipo di plastica naturale, grazie alla loro flessibilità e alle proteine ​​che ne garantiscono resistenza. Un singolo merluzzo bianco, si stima, potrebbe generare rifiuti organici utilizzabili per 1.400 buste in MarinaTex, dice Hughes.

 

La Hughes ha vinto un premio molto ambito, garantendole l’ingresso alle fasi finali del concorso James Dyson

La plastica è un materiale straordinario e, di conseguenza, siamo diventati troppo dipendenti da esso“, ha affermato Hughes. “Per me non ha senso usare la plastica, un materiale che per quanto resistente, è sprecato per prodotti che hanno un ciclo di vita inferiore ad un giorno. Per me, MarinaTex rappresenta un passo fondamentale per l’innovazione e la selezione dei materiali, garantendo sostenibilità“.

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Come vincitrice del premio James Dyson, Hughes ha vinto la somma di 2.000 steriline grazie alla sua invenzione. Ciò le ha dato diritto a concorrere nella fase finale del concorso a novembre, che mette in palio per il vincitore un ulteriore premio di 30.000 sterline, più altre 5.000 da stanziare in favore del dipartimento universitario del vincitore. Il premio è aperto a studenti universitari e neolaureati che studiano design del prodotto, design industriale e ingegneria; riconosce e premia soluzioni di design fantasiose a problemi che coinvolgono la società su scala globale.

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