Anche la zona crepuscolare dell’oceano, vasta e selvaggia, situata tra luce e ombra, è sottoposta alle crescenti minacce del cambiamento climatico e della pesca eccessiva. Questa zona, che ospita la maggior parte della biomassa dei pesci, è in grado di rimuovere oltre 4 miliardi di tonnellate di anidride carbonica dall’atmosfera ogni anno. Ma ora gli scienziati sono in allarme per gli effetti che il cambiamento climatico e la pesca potrebbero avere su questa importantissima zona pelagica.
Proprio per questo motivo la NASA ha deciso di investire 25 milioni di dollari in una missione che partirà ad aprile dal Nord Atlantico, per studiare il movimento del carbonio tra l’atmosfera e le profondità oceaniche. La missione, denominata Export Processes in the Ocean from Remote Sensing o EXPORTS, sarà guidata da Dave Siegel, oceanografo dell’Università della California, Santa Barbara. Al progetto parteciperanno molti altri istituti e ricercatori in una sorta di federazione che potrebbe condurre a grandi risultati.
La zona mesopelagica, detta anche zona mediopelagica o zona crepuscolare, è quella porzione di mare che si estende tra i 200 e i 1000 metri di profondità. La zona mesopelagica è sede del termoclino e le temperature variano dagli oltre 20 °C della parte superiore ai 4 °C del confine con la zona batipelagica.
Vivono qui animali come pesci spada calamari, anguille lupo, seppie e altre creature semi-abissali. Inoltre, vi giunge abbastanza luce per rendere fluorescenti alcuni animali. Sebbene un po’ di luce riesca a raggiungere queste profondità, non è sufficiente per consentire la fotosintesi. La maggior parte delle creature che vi abitano quindi, si nutrono di pallet fecali e organismi morti che provengono dalla zona superiore.
Grandi animali come gli squali e le balene, utilizzano questa zona come terreno di caccia e troppo spesso ormai, anche l’uomo ha iniziato ad attingere alle sue risorse. Ad esempio in Norvegia ed alcuni altri paesi, si è iniziato a raccogliere il krill che in genere popola la zona crepuscolare.
I ricercatori temono che lo sfruttamento di questa fonte di proteine possa aumentare nel tempo, influendo sulle catene alimentari marine e sul clima poiché, come abbiamo detto, questa zona assorbe un notevole quantitativo di carbonio dall’atmosfera. Il nuovo progetto EXPORTS, in continuazione a alla spedizione effettuata nel 2018 nel Pacifico, è quindi di fondamentale importanza per capire cosa succederà all’oceano e di conseguenza al clima.
Nelle osservazioni del 2018, i ricercatori hanno notato che le basse concentrazioni di ferro presenti, limitavano le fioriture di fitoplancton, portando ad una minor circolazione di carbonio più in profondità. Questa nuova spedizione dunque, inizierà in alcune zone dell’Atlantico del Nord, vicino alle isole britanniche, ricche di sostanze nutritive ed in cui sono diffuse le principali fioriture di fitoplancton.
I ricercatori cercheranno dunque di identificare e seguire una fioritura mentre si muove con le correnti oceaniche, monitorando il movimento dei nutrienti attraverso la colonna d’acqua, con l’utilizzo di strumenti galleggianti e analizzando i sedimenti. Parallelamente, gli scienziati osserveranno tramite i satelliti le medesime zone.
Il fitoplancton estrae dall’atmosfera una parte del carbonio, ma circa un 10% di esso sprofonda invece nella zona crepuscolare, dove potrebbe rimanere immagazzinata per secoli. I biologi dovranno quindi concentrarsi anche sulla comprensione di questo meccanismo su cui ancora si conosce molto poco, per poter avere un quadro completo di come gli oceani risponderanno all’aumento dei gas serra.
Le indagini della NASA saranno affiancate anche da un progetto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la quale ha stanziato 35 milioni di dollari per l’esplorazione della zona crepuscolare. Alla missione parteciperanno ricercatori di molti paesi, tra cui Australia e Regno Unito.
La collaborazione tra i diversi progetti potrebbe facilitare il confronto dei risultati in futuro. La collaborazione tra i diversi progetti è il primo risultato concreto della Joint Exploration of the Twilight Zone Ocean Network (JETZON) i cui leader hanno elaborato un programma per identificare le priorità di ricerca, coordinare i protocolli sperimentali e condividere i dati.
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