200 anni fa nacque la fotografia: l’esperimento di Niépce che cambiò arte e scienza

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Due secoli fa, in un tranquillo villaggio francese, un uomo armato di curiosità e perseveranza compì un gesto che avrebbe rivoluzionato il mondo. Nicéphore Niépce, inventore e sperimentatore, posizionò una scatola scura sul parapetto della sua finestra, puntata verso i tetti illuminati dal sole. All’interno, una lastra di latta rivestita di bitume di Giudea, una sostanza fotosensibile. Per otto ore lasciò che la luce scolpisse lentamente l’immagine. Il risultato, “Vista dalla finestra a Le Gras”, è oggi riconosciuto come la più antica fotografia sopravvissuta.

Dall’eliografia all’arte fotografica

Niépce chiamò il suo processo eliografia, dal greco helios (sole) e dal latino graphy (disegnare). L’idea era semplice e rivoluzionaria: “disegnare con il sole”. Dopo la lunga esposizione, lavò la lastra con olio di lavanda e petrolio per rimuovere le parti non indurite, rivelando i contorni delicati di tetti e camini. Questa tecnica nacque dal suo interesse per la litografia, allora molto diffusa in Francia, e da un’intuizione: la luce poteva fissare le informazioni visive in modo permanente.

Un’invenzione incompresa dalla Royal Society

Nel 1827 Niépce portò alcune lastre eliografiche a Londra per mostrarle alla Royal Society, sperando in un riconoscimento. Ma l’istituzione scientifica era attraversata da controversie interne e l’invenzione suscitò scarso interesse. Deluso, Niépce tornò in Francia senza il supporto che cercava. Questo episodio mostra come spesso le scoperte più rivoluzionarie vengano inizialmente accolte con indifferenza.

L’incontro con Daguerre e l’esplosione della fotografia

Al suo ritorno, Niépce iniziò a collaborare con Louis Daguerre, artista e chimico. Dopo la morte di Niépce nel 1833, Daguerre sviluppò il procedimento dagherrotipico, che nel 1839 conquistò finalmente la Royal Society e il pubblico. Questo segnò l’inizio dell’era della fotografia come arte e scienza. Solo decenni dopo, il contributo pionieristico di Niépce venne pienamente riconosciuto.

Un lascito che vive ancora oggi

La prima fotografia non vincerebbe premi per estetica: è sgranata, quasi spettrale. Ma il suo valore simbolico è immenso. Ogni scatto moderno, dai ritratti ai panorami, discende da quell’otto ore di esposizione alla luce solare. L’esperimento di Niépce non solo ha cambiato l’arte, rendendo accessibile a tutti la possibilità di catturare il mondo, ma ha anche trasformato la scienza, fornendo strumenti fondamentali per la documentazione e l’analisi visiva.

Il potere della curiosità e della perseveranza

La storia di Niépce è un promemoria: le grandi rivoluzioni spesso nascono da gesti semplici e da idee che all’inizio sembrano marginali. Quella lastra di latta, esposta per otto ore sotto il sole, è un simbolo della curiosità umana e della capacità di vedere oltre l’ovvio. Oggi, ogni fotografia che scattiamo è un omaggio a quel momento decisivo, quando la luce cominciò a scrivere la storia.

Foto di Bruno da Pixabay

Federica Vitale
Federica Vitalehttps://federicavitale.com
Ho studiato Shakespeare all'Università e mi ritrovo a scrivere di tecnologia, smartphone, robot e accessori hi-tech da anni! La SEO? Per me è maschile, ma la rispetto ugualmente. Quando si suol dire "Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere" (Amleto, l'atto indovinatelo voi!)

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