Il morbo di Alzheimer è una malattia il cui decorso è molto lento. I sintomi compaiono e si accumulano nel tempo, negli anni e dopo una diagnosi, anche tardiva, la persona continua a vivere a lungo. Al momento non esiste una cura, ma solo trattamenti che mirano ai sintomi per ridurne gli effetti dannosi. Per questo motivo individuare i primi può aiutare nel rendere ancora più lenta l’evoluzione. Una ricerca si è concentrata su un segnale che anticipa quasi tutti gli altri.
Tra i responsabili dietro il morbo di Alzheimer, tra i tanti, sembrerebbe esserci una proteina associata all’infiammazione del cervello. Negli studi laboratorio, sono stati individuati alti livelli della proteina nella parte dell’organo importante per la memoria. Una caratteristica importanti è che nello studio sui topi, gli esemplari avevano i livelli più alti. Nella nostra specie, proprie le donne sono quelle a maggior rischio.
Una proteina nel cervello e il morbo di Alzheimer
Un’altra caratteristica non ignorabile dietro a questa proteina, la TSPO, è la sua relazione con le cellule immunitarie microglia. L’aumento della suddetta proteina era maggiore nei punti in cui c’era un contatto tra le cellule e le placche tipiche del morbo di Alzheimer.
Le parole dei ricercatori: “Quello che crediamo stia accadendo è che qualcosa non va nella microglia. Smettono di svolgere il loro compito di rimuovere le placche e continuano a inviare segnali di TSPO. Questo segnale costante di neuroinfiammazione è come aggiungere legna al fuoco. Uno dei maggiori problemi dell’Alzheimer è che le persone lo percepiscono come una malattia legata all’invecchiamento, e questo influisce sul momento in cui viene diagnosticato. La mia speranza è che possiamo contribuire ad aiutare le persone prima che siano troppo malate”.

