Ludwig von Beethoven morì il 26 marzo 1827 dopo una lunga malattia. E oggi, a 196 anni dalla sua morte, una nuova indagine ha provato a far luce sui dettagli della sua malattia e della sua morte, grazie al DNA ricavato da un ricciolo dei suoi capelli.
Quando Beethoven morì, tra i suoi effetti personali, fu trovato un documento che Beethoven aveva scritto un quarto di secolo prima. Si trattava di un testamento che implorava i suoi fratelli di rendere noti al pubblico i dettagli della sua condizione.
Oggi infatti non è un segreto che uno dei più grandi musicisti al mondo fosse funzionalmente sordo. Beethoven cominciò a riscontrare problemi di udito prima dei trent’anni. A trentanove era già completamente sordo. Eppure, alcune delle sue più grandi composizioni, fra cui la Nona Sinfonia, vennero composte quando egli non riusciva più a percepire nemmeno una parola o una nota. Era una tragica ironia che Beethoven desiderava che il mondo capisse, non solo da una prospettiva personale, ma medica.
Dunque, quasi due secoli dopo la morte di Beethoven, un team di ricercatori si è proposto di realizzare il suo testamento in un modo davvero inaspettato, analizzando geneticamente il DNA in un campione autenticato dei suoi capelli. Si tratta di quello che è conosciuto come “il ricciolo Stumpff“, una ciocca dei capelli del compositore allegata ad una lettera del 1827.
Come spiega infatti il biochimico Johannes Krause del Max Planck Institute per l’antropologia evoluzionistica in Germania, con la nostra ricerca “l’obiettivo principale era quello di far luce sui problemi di salute di Beethoven, che notoriamente includono la progressiva perdita dell’udito, che alla fine lo ha portato a essere funzionalmente sordo nel 1818″.
Non è mai stata individuata la causa principale di quella perdita dell’udito, nemmeno per il dottor Johann Adam Schmidt, medico personale del compositore. Quello che era iniziato come acufene all’età di 20 anni ha lentamente lasciato il posto a una ridotta tolleranza per il rumore forte e, infine, a una perdita dell’udito nei toni più alti. Ma non era solo la perdita dell’udito a comporre il suo quadro clinico.
Sembra infatti che Beethoven abbia sofferto anche di forti dolori addominali e attacchi cronici di diarrea almeno dall’età di 22 anni. Sei anni prima della sua morte invece, apparvero i primi segni di una malattia del fegato che probabilmente è stata, almeno in parte, responsabile della sua morte.
Inizialmente, si era ipotizzato un avvelenamento da piombo, sempre grazie all’analisi di una ciocca di capelli che però alla fine si era rivelata essere di una donna sconosciuta. Da diversi altri riccioli del compositore invece sembra emergere che la sua morte è stata probabilmente il risultato di un’infezione da epatite B, esacerbata dal suo bere e da numerosi fattori di rischio per malattie del fegato.
Ma, come spiega Krause, riguardo alle altre condizioni mediche di Beethoven, “non siamo riusciti a trovare una causa definitiva per la sordità o per i problemi gastrointestinali“. La ricerca ha infatti lasciato molti dubbi sulla vita e sulla morte del famoso compositore.
Ad esempio i ricercatori non hanno compreso dove possa aver contratto l’epatite e come sia stato possibile che una ciocca di capelli di una donna sconosciuta sia passata per secoli come un ricciolo di Beethoven. Oltre al fatto che non sono emersi dettagli significativi sulla causa dei suoi dolori intestinali e della perdita dell’udito.
Ma dalla ricerca sul ricciolo Stumpff è comunque emerso qualcosa di inaspettato riguardo alla storia familiare del compositore. Il team ha infatti confrontato il cromosoma Y nei campioni di capelli di Beethoven con quelli dei parenti moderni discendenti dalla linea paterna del compositore tedesco. Dall’analisi è emersa una mancata corrispondenza. Sembra dunque che nelle generazioni che hanno preceduto la nascita di Beethoven, vi siano stati degli “incontri” extraconiugali.
Tristan Begg , un antropologo biologico ora all’Università di Cambridge nel Regno Unito, spiega infatti che la scoperta della mancata corrispondenza potrebbe indicare “un evento di paternità extraconiugale nella sua linea paterna tra il concepimento di Hendrik van Beethoven a Kampenhout, in Belgio, nel 1572 circa e il concepimento di Ludwig van Beethoven sette generazioni dopo, nel 1770, a Bonn, in Germania”.
Questa ultima indagine sulle condizioni di salute e sulla morte del compositore potrebbe dunque aver portato a qualcosa di più di quello che il giovane Beethoven immaginava nella sua fatidica richiesta messa su carta nel testamento. Non avrebbe di certo mai pensato che dalla sua volontà sarebbero potuti emergere alcuni segreti della sua famiglia.
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