Spesso e volentieri la cannabis viene usata per aiutare lavori di fantasia in diverse forme d’arte. Se vuole essere un modo per sbloccarsi, è qualcosa di sensato, altrimenti si parla di tutt’altro. Di fatto, uno studio ha evidenziato come il consumo di tale sostanza porta le persone a soffrire di quello che si potrebbe definire finto stato di ispirazione dove si crede soltanto di essere più fantasiosi.
Cannabis: come si misura la fantasia?
Lo studio ha preso un piccolo gruppi di partecipanti e gli ha sottoposto un test basato sul pensiero divergente. Nello specifico gli è stato chiesto di fornire in quattro minuti più usi possibili per un mattone. Ovviamente un gruppo di partecipanti aveva assunto cannabis e l’altro no. Il primo gruppo è risultato avere un umore più gioioso e in generale sembrava molto più entusiasti e fiduciosi. Ma è il secondo gruppo ad avere mostrato più creatività. Sono stati fatti altri test simili e il risultato è stato sempre lo stesso.
Le parole dei ricercatori: “L’uso di cannabis non aumenta la creatività effettiva ma distorce le valutazioni della creatività. Il divario tra l’effetto della cannabis sull’autovalutazione della creatività e la creatività effettiva spiega la credenza comune e perché in realtà non è corretta. Abbiamo due studi che hanno risultati coerenti, ma questa è ancora una scienza nuova e in via di sviluppo. Non considereremmo le nostre scoperte come l’ultima parola. La creatività al lavoro in molti contesti diversi è probabilmente molto più complessa dei compiti di creatività relativamente semplici che abbiamo utilizzato nei nostri 2 studi. Quindi gli effetti della cannabis sulla creatività potrebbero benissimo essere più complicati di quelli che abbiamo trovato in questa fase del programma di ricerca”.