Scienza

Charles Manson: il cervello del serial killer esaminato dalla scienza

La morte dell’83enne serial killer Charles Manson, avvenuta domenica alle 20,13 (lunedì ore 5,13 in Italia) al Kern Country hospital (Bakersfield, California) è stata celebrata nei social network dai peggiori commenti che un essere umano possa ricevere. Una a caso: “Che la terra ti sia di piombo”.

Arrestato ed incarcerato nel 1971, condannato all’ergastolo (7 condanne per omicidio ed una per tentato omicidio), Manson avrebbe forse potuto richiedere la libertà vigilata nel 2027.

E’ morto per emorragia intestinale, nessuno lo piange, nessuno dimenticherà il massacro avvenuto la notte del 9 agosto 1969 durante cui i membri armati della Charles Manson’s Family (un uomo e tre donne) entrarono nella villa di Cielo Drive (Los Angeles), la casa di Sharon Tate, moglie di Roman Polanski. Lì, la strage ordinata da Charles Manson fu compiuta: la modella/attrice, venne barbaramente uccisa insieme a tre amici. Era incinta, al suo ottavo mese, ed è stata uccisa con 16 coltellate in pancia e cinque tagli mortali in altre parti del corpo. Pugnalati più e più volte anche i suoi amici.

Charles Manson e i commenti ‘forti’ sui social network

L’odio e il disprezzo espresso nei tanti commenti sui social per celebrare la sua morte si sentono, si toccano. Per tutti è un serial killer, un demone, leader di una setta satanica, cattivo e basta. Folle senz’altro, di una follia disumana.

Prima del famoso massacro, Charles Manson entrava e usciva dal carcere: infanzia difficile, violenze ed abusi sessuali subiti. Chi ha eseguito la strage nella villa di Sharon Tate ne è uscito scrivendo col sangue sulla porta “Pig” (porco), prima di richiuderla alle spalle per sempre.

Manson ha subito abusi, ha violentato a sua volta, in una catena di odio demoniaco. Oltre all’uccisione di Sharon Tate e dei suoi amici, Manson e la sua setta si macchieranno di altre morti: l’imprenditore Leno e Rosemary LeBianca massacrati a Los Angeles, ad esempio.

 

Il cervello di Charles Manson: un caso interessante per la scienza?

Carismatico e folle, manipolatore di menti e coscienze, psicopatico in grado di attirare intellettuali, ragazzini, attori, musicisti. Si considera un talento nella musica ma così non è. La sua X tatuata in fronte si trasformerà, in seguito in svastica. E’ razzista nel midollo, preannuncia una guerra tra razze. In carcere, non si è mai pentito.

Un caso interessante per la scienza? Forse sì, forse no.

Secondo i post pubblicati sui social, non sarebbero pochi coloro che chiedono agli scienziati di esplorare la materia grigia del famoso assassino col tatuaggio a svastica in fronte. Un’idea più che comprensibile considerando la natura folle di Manson, il suo comportamento instabile e bizzarro, il suo razzismo feroce e cospiratore. Passerà nella storia della criminologia come un antieroe controculturale.

Qualcuno potrebbe immaginare di trovare un cervello dall’aspetto strano; al contrario, i ricercatori non si aspettano di trovare qualcosa di insolito nel cranio di Charles Manson. Secondo un’indagine di The National Post, probabilmente il cervello di Manson non sarà affatto studiato.

Il cervello di Charles Manson: l’ipotesi di Jens Foell

Jens Foell, neuropsicologo della Florida State University esperto di rapporti tra cervello e comportamento, pensa valga la pena di studiarlo ma non si aspetta risultati sorprendenti.

Si potrebbero scoprire due cose nel cervello di Charles Manson, secondo Foell:

  • Danni cerebrali, una lesione o un tumore associati a comportamenti violenti;
  • Un cervello sano ma ‘diverso’ dagli altri.

La seconda ipotesi è legata alla possibilità da parte delle persone di commettere crimini: in questo caso, la questione dei meccanismi neurali che si celano dietro comportamenti violenti si fa più oscura, complessa.

Sono di particolare interesse, per le neuroscienze, la forma e le dimensioni del cervello: la scoperta, ad esempio, di numerosi cervelli di serial killer che abbiano in comune una forma anomala potrebbe essere un indizio particolarmente utile.

Foell esprime un’ipotesi riguardo a come potrebbe essere il cervello di Manson.

L’amigdala – un’area del cervello coinvolta nel controllo emotivo – di Manson (in vita) avrebbe forse potuto essere meno attiva, con meno connessioni ad altre parti del cervello rispetto alla media.

 

I dubbi di Foell

Foell, comunque sia, dubita fortemente che si possa gettare una nuova luce sugli omicidi del ’69. Le strutture fisiche del cervello delle persone non variano abbastanza per dar modo di spiegare completamente il comportamento di questo o quel soggetto, serial killer o meno.

L’esperto crede, invece, che le circostanze dell’epoca, un determinato ambiente abbiano insolitamente inciso sul comportamento di Manson.

Seppure un medico legale scoprisse un’amigdala atrofizzata con caratteristiche viste nel cervello di altri assassini, i neuroscienziati non potrebbero avere la certezza che quei segni fossero presenti nel 1969.

Un elemento che la gente dimentica è che tutto ciò che fai cambia il tuo cervello” spiega Foell.

Foell ha spiegato che ogni cellula nervosa nel cervello ha mediamente circa mille connessioni con quelle dei vicini (amici, parenti, ecc.), che siano distanti o prossimi. Queste connessioni si rafforzano o scompaiono in ogni nuova situazione vissuta da una persona.

Ciò vuol dire che qualsiasi particolare ‘scintilla’ nel cervello di Charles Manson – cresciuta fino a consumare la vita dei suoi seguaci, delle vittime e della curiosità (decisamente morbosa) di un’intera nazione – è andata persa nel corso dei decenni ed in quell’oscuro periodo vissuto a Los Angeles.

 

Rosanna N.

Copywriter, disegnatrice, pittrice, ritrattista, ex cantante rock dilettante. Spirito borderline. Affascinata dai geni maltrattati dall'Industria e dalla Storia (scritta dall'Industria), ammaliata dalla ricerca scientifica che lavora per migliorare il mondo ma anche da esperimenti che vorrebbero dominarlo. | Scienza VS Scientismo. Seguo le vicende che si alternano inesorabili, in un pianeta dove è impossibile dividere nettamente Bene e Male. Scrivo per dare un senso alla mia curiosità.

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