Un nuovo studio ha rivelato che una sostanza chimica che si forma durante la digestione di un dolcificante artificiale particolarmente usato, il sucralosio, o anche noto come Splenda, È genotossica il che significa che può causare danni al DNA di chi lo assume. La ricerca solleva preoccupazioni sui potenziali rischi per la salute associati al dolcificante. Lo studio ha scoperto che il sucralosio-6-acetato, un composto prodotto nell’intestino dopo l’ingestione di sucralosio. Inoltre, tracce di sucralosio-6-acetato sono state rilevate nel sucralosio standard anche prima che fosse consumato e metabolizzato. Questi risultati sono significativi perché l’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha fissato una soglia di preoccupazione tossicologica per le sostanze genotossiche a 0,15 microgrammi per persona al giorno e le tracce presenti in una singola bevanda giornaliera addolcita con sucralosio superano già questa soglia soglia.
Gli effetti di un dolcificante artificiale
I ricercatori hanno condotto esperimenti in vitro utilizzando cellule ricavate dal sangue umano, esponendole al sucralosio-6-acetato. I risultati hanno mostrato che la sostanza chimica del dolcificante artificiale ha effettivamente causato danni al DNA delle cellule in questione. I test condotti su tessuti intestinali umani esposti al sucralosio-6-acetato può portare a quello definito come “leaky gut”, una condizione in cui la parete intestinale diventa più permeabile, consentendo l’assorbimento delle sostanze nel flusso sanguigno invece di essere eliminato attraverso le feci.
Lo studio ha rivelato che le cellule intestinali esposte al sucralosio-6-acetato hanno mostrato una maggiore attività nei geni associati a stress ossidativo, infiammazione e cancerogenicità. I risultati di questo studio sollevano preoccupazioni sulla sicurezza del sucralosio e dei suoi metaboliti, indicando che questo dolficicante artificiale comporta rischi significativi. I ricercatori suggeriscono di rivisitare la sicurezza e lo stato normativo del sucralosio. I ricercatori dietro lo studio suggeriscono alle persone di evitare del tutto i prodotti contenenti la suddetta sostanza