Gaslighting psicologico: riconoscere la manipolazione silenziosa

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Cos’è il gaslighting e perché è così pericoloso

Il termine gaslighting descrive una forma di manipolazione psicologica che non sempre si manifesta con urla o gesti evidenti. Spesso è silenziosa, sottile, quasi invisibile agli occhi esterni. La sua forza risiede proprio in questo: nel far sentire la vittima “esagerata”, “troppo sensibile”, o addirittura colpevole delle proprie emozioni.
Il meccanismo si basa sullo spostare l’attenzione dal comportamento scorretto del manipolatore alla reazione della persona coinvolta, generando dubbio e senso di inadeguatezza.

I segnali più comuni della manipolazione silenziosa

Il gaslighting non ha un unico volto, ma si riconosce in diversi comportamenti ricorrenti:

  • Negare l’evidenza: il manipolatore sminuisce o contraddice i fatti, facendo sentire l’altro confuso.
  • Svalutare le emozioni: frasi come “sei troppo sensibile” o “stai esagerando” diventano strumenti di colpevolizzazione.
  • Invertire la responsabilità: invece di assumersi le proprie colpe, chi manipola punta il dito sulla reazione della vittima.
  • Creare insicurezza: nel tempo, la persona manipolata finisce per dubitare della propria memoria, del proprio giudizio e perfino della propria identità.

Questi atteggiamenti hanno un impatto profondo: la vittima perde fiducia in sé stessa e fatica a distinguere tra realtà e distorsione.

Gaslighting nelle relazioni e nella vita quotidiana

Il gaslighting può verificarsi in relazioni di coppia, familiari, amicali o lavorative. Non riguarda soltanto i rapporti intimi, ma ogni contesto in cui c’è una dinamica di potere.
In un ambiente di lavoro, ad esempio, può presentarsi sotto forma di continui commenti svalutanti o nell’insinuare che un errore non sia mai stato commesso dal superiore ma solo “immaginato” dal dipendente. In famiglia, può tradursi nel negare esperienze dolorose, facendo credere che non siano mai accadute.

Difendersi dal gaslighting: consapevolezza e supporto

Il primo passo per difendersi è riconoscere i segnali. Sapere che ogni reazione nasce da un’azione permette di recuperare lucidità. Non è la rabbia o la tristezza a essere il problema, ma l’atteggiamento manipolatorio che le ha provocate.
Cercare supporto – che sia un amico fidato, un familiare o un professionista – è fondamentale per ricostruire la fiducia in sé stessi. Scrivere un diario delle situazioni può aiutare a distinguere la realtà dalle distorsioni indotte dal manipolatore.

Un messaggio di consapevolezza

Il gaslighting si nutre del silenzio e della confusione. Nominarlo, riconoscerlo e parlarne significa già iniziare a spezzarne il potere. Nessuno dovrebbe sentirsi colpevole per emozioni nate da mancanza di rispetto o da bugie.
La consapevolezza diventa così la prima vera forma di libertà: guardarsi allo specchio e ricordarsi che il problema non è la sensibilità della vittima, ma il rifiuto del manipolatore di assumersi le proprie responsabilità.

Foto di Andreas da Pixabay

Federica Vitale
Federica Vitalehttps://federicavitale.com
Ho studiato Shakespeare all'Università e mi ritrovo a scrivere di tecnologia, smartphone, robot e accessori hi-tech da anni! La SEO? Per me è maschile, ma la rispetto ugualmente. Quando si suol dire "Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere" (Amleto, l'atto indovinatelo voi!)

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