I risultati di un nuovo studio sulla geoingegneria solare sono allarmanti: la tecnica di iniezione di aerosol stratosferico potrebbe alterare i modelli delle tempeste tropicali nell’Atlantico aumentando il rischio di siccità in Africa.
Questa nuova ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Communications, sta facendo luce sulle potenziali conseguenze della geoingegneria sul nostro pianeta.
Indaga, per esempio, su una delle più importanti proposte tecnologiche per il raffreddamento dell’atmosfera terrestre: l’irrorazione di aerosol nel cielo per riflettere radiazioni solari in arrivo.
Tale approccio, in un certo senso, è già stato testato in natura. Le grandi eruzioni vulcaniche hanno raffreddato il pianeta iniettando la cenere nell’atmosfera. L’eruzione del Monte Pinatubo nel 1991, ad esempio, ha raffreddato il pianeta di 1 grado Fahrenheit per 15 mesi.
Negli ultimi anni, l’idea un tempo controversa di combattere il cambiamento climatico attraverso la geoingegneria ha guadagnato una certa popolarità. Alcuni scienziati suggeriscono che potrebbe rappresentare una tattica importante per risolvere i problemi di riscaldamento globale terrestre.
La nuova ricerca svolta dall’Università di Exeter dimostra che questo approccio non testato potrebbe, in realtà, causare il caos climatico con conseguente aumento della siccità e dei cicloni tropicali in tutto il mondo.
Una delle principali strategie proposte dagli scienziati è ispirata agli effetti delle eruzioni vulcaniche. Quando un vulcano erutta, lancia particelle nella stratosfera che riflettono la luce solare e raffreddano temporaneamente il pianeta, prima di ricadere sulla Terra.
L’idea già di per sé controversa è stata seriamente analizzata da numerosi scienziati e politici.
Un recente studio di Harvard ha identificato una particella che potrebbe rappresentare il candidato numero uno – il più sicuro ed efficace, dicono – da lanciare nell’atmosfera. Si tratterebbe di una tecnica efficace nel ridurre la temperatura globale e per migliorare i raccolti ma gli effetti climatici globali restano, ad oggi, sconosciuti, non verificabili né tantomeno verificati, secondo il parere di Naomi Klein.
In un documento di Klein, leggiamo che “non si possono condurre test significativi di queste tecnologie senza usare come cavie miliardi di persone per anni. Perciò, lo storico di scienze James Fleming definisce gli schemi di geoingegneria ‘non testati e non testabili, pericolosi oltre ogni immaginazione”.
Lo studio dell’Università di Exeter utilizza modelli climatici complessi ed è basato su un’avanzata simulazione computerizzata degli effetti globali della geoingegneria atmosferica chiamata ‘iniezione di aerosol stratosferico (SAI).
E’ stato scoperto che l’irrorazione di aerosol sull’emisfero settentrionale ridurrebbe la gravità e la frequenza dei cicloni tropicali nell’Oceano Atlantico, ma la stessa operazione sull’emisfero australe porterebbe l’effetto opposto sull’Atlantico settentrionale (aumentando la frequenza del ciclone tropicale).
Ridurre l’attività degli uragani nell’Atlantico potrebbe sembrare un effetto vantaggioso ma sarebbe associato ad altre possibili conseguenze. Lo spiega Anthony Jones dell’Università di Exeter, autore principale dell’articolo: “Può sembrare positivo, dopo la stagione degli uragani che abbiamo appena avuto, ma se si iniettano nel nord, può aumentare anche il rischio di siccità nel Sahel“.
Il Sahel, regione africana al confine con il deserto del Sahara, è soggetta a siccità intensa. Nel 2012, le Nazioni Unite hanno dichiarato che 15 milioni di persone erano malnutrite nell’Africa occidentale e nel Sahel soprattutto a causa della siccità.
Jones ha annunciato che i rischi della geoingegneria – al pari del danno causato dal cambiamento climatico – non sono uniformemente distribuiti sulla Terra.
“La geoingegneria solare applicata a livello regionale ed unilaterale è altamente rischioso. Potrebbe, allo stesso tempo, portare vantaggio un una regione a scapito di un’altra, con conseguenze disastrose in altre parti del pianeta” ha affermato Jones.
Alcuni di coloro che studiano geoingegneria climatica paragonano l’idea ad un antidolorifico che potrebbe essere utile a breve termine, ma non una buona soluzione a lungo termine. Per un paziente con una malattia potenzialmente letale, un antidolorifico potrebbe alleviare la sofferenza ma non curerà la malattia.
Negli ultimi mesi, un gruppo di ricercatori ad Harvard si sta preparando a realizzare i primi studi nel campo della geoingegneria da gestire a livello globale. Alcuni scienziati stanno già chiedendo di poter effettuare esperimenti su una piccola scala mettendo in pratica tecniche di geoingegneria, ma Jones ed il suo team di ricerca considerano tutto questo “miope”: non ‘vedono’, non considerano l’alto rischio di influenzare i sistemi meteorologici al di fuori del clima locale che vorrebbero favorire.
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“L’idea che si possa anche solo pensare di regolare la temperatura del pianeta è terrificante – ha riferito all’inizio del 2017 Frank Keutsch, uno degli scienziati di Harvard – ma le conseguenze dei cambiamenti climatici sono ancora più terrificanti. E’ una questione seria“. Un campo minato.
Jones aggiunge: “È fondamentale che i responsabili politici prendano sul serio la geoingegneria solare ed agiscano rapidamente per inserire una regolamentazione efficace“.
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