Cosa ci fa un pappagallo australiano in una raccolta di illustrazioni medievali …secoli prima della scoperta dell’Australia?
L’Australia è notoriamente l’ultimo continente scoperto. Tradizionalmente si attribuisce al luogotenente della Royal Navy, James Cook, il primo sbarco ed esplorazione ufficiale di queste terre, nonché la rivendicazione a favore della Corona britannica, avvenuta nel 1770. Ma dovremmo parlare appunto di esplorazione e non di scoperta, visto che molti altri navigatori europei hanno “visitato” le coste dell’Australia, della Nuova Zelanda e le loro isole.
Ma torniamo ancora a ritroso nel tempo, di più di 160 anni, quando il navigatore olandese Willem Janszoon è il primo europeo a lasciare documentazione sullo sbarco in queste terre. Già da tempo la Compagnia Olandese delle Indie Orientali aveva intessuto una rete commerciale con le isole dell’attuale Indonesia, vicinissime al continente australiano.
Probabilmente già agli inizi del 1600 esploratori portoghesi al soldo della Corona spagnola avevano “bazzicato” questi luoghi, ma da amante della Storia dell’Arte quale io sono, voglio menzionare una pala d’altare di Andrea Mantegna che ci fa indietreggiare ancora di un secolo abbondante, esattamente al 1496 quando gli venne commissionata dal Marchese di Mantova, Francesco II Gonzaga. Su questa grande tavola devozionale, che oggi si trova al Louvre, il Mantegna dipinse una Madonna con Bambino, Santi e il committente inginocchiato, il tutto immerso in una paradisiaca scena pienamente rinascimentale, con tanto di ghirlande, frutti ed alcuni bellissimi volatili …tra cui un bianco Cacatua.
Questa specie di pappagallo è presente in un areale molto ristretto, trovandosi in natura solo in Australia e isole vicine, il che ci fa capire che il Mantegna ne fosse venuto in contatto o a conoscenza già in contemporanea con la scoperta del Nuovo Continente …figuriamoci quella del Nuovissimo (appunto l’Australia).
Ma continuiamo ancora questo nostro percorso a ritroso nel tempo, giungendo finalmente al cuore della notizia: Heather Dalton, la coautrice di una ricerca dell’Università di Melbourne (appunto in Australia) che hanno esaminato un antichissimo codice risalente al XIII secolo. Il codice in questione è una raccolta di illustrazioni e scritti su pergamena opera dell’Imperatore Federico II di Svevia: “De arte venandi cum avibus”, cioè “sull’arte di cacciare con gli uccelli” (rapaci). Infatti come molti medievisti sanno, lo “Stupor Mundi” era un appassionato di caccia col falcone, cosa che lo ha portato a questa medievale enciclopedia su rapaci, uccelli palustri e non, attrezzature per la caccia e molto altro, che riempiono ben 111 pagine oggi conservate nella Biblioteca Vaticana.
Ma cosa hanno trovato questi ricercatori esaminando questo trattato di ben 750 anni fa? In mezzo a 900 illustrazioni di falchi, aironi e uccelli più comuni, c’è un inconfondibile disegno di un Cacatua sulphurea, volgarmente detto Cacatua cresta gialla. Ed è proprio questa cresta retrattile una caratteristica di questa specie autoctona del continente australiano, che anticipa di moltissimo gli scambi commerciali col Nuovissimo Mondo. L’uccello infatti pare sia un dono del sultano egiziano a Federico II Hoenstaufen, giunto alla sua corte in Sicilia dopo aver viaggiato migliaia di chilometri attraverso il Medio Oriente, che chiaramente era già in connessione con le coste dell’attuale Australia.
E con questa parola “Australia” concludiamo, facendo un ultimo scatto a ritroso nei secoli: già gli antichi Greci e Romani immaginavano (o conoscevano?) l’esistenza di una terra al di sotto dell’Europa, la cosiddetta “Terra Australis”, cioè “terra meridionale”, da cui poi deriverà appunto il nome Australia.
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