Un’analisi del fossile di un molare umano risalente a 160.000 anni scoperto in Cina offre la prima prova concreta di incroci tra umani arcaici e Homo sapiens in Asia. Lo studio è incentrato su un molare inferiore a tre radici, un tratto raro che si trova principalmente negli asiatici moderni e che in precedenza si pensava si fosse evoluto dopo che l’allontanamento dell’Homo sapiens dall’Africa.
La nuova ricerca punta infatti a dimostrare un diverso percorso evolutivo. “La presenza di questo tratto nel fossile suggerisce non solo che è più vecchio di quanto precedentemente si pensasse, ma anche che alcuni gruppi asiatici moderni hanno ottenuto il tratto attraverso l’incrocio con un ‘gruppo gemello’ di Neanderthal, i Densiovani“, spiega Shara Bailey, professore di antropologia all’Università di New York e l’autore principale dello studio.
In uno studio precedente, peraltro, Bailey e i suoi colleghi conclusero che i Denisovani occuparono l’altopiano tibetano molto prima dell’arrivo dell’Homo sapiens nella regione. Quel lavoro, insieme a nuove analisi, si concentrò su una mandibola inferiore di un ominide trovata sull’altopiano tibetano, nella grotta carsica di Baishiya a Xiahe, in Cina nel 1980. Lo studio, che comprendeva l’antropologa della NYU Susan Antón e Jean-Jacques Hublin, direttore del Dipartimento di evoluzione umana presso l’Istituto Max Planck, con l’obiettivo di comprendere la relazione tra gli umani arcaici che occupavano L’Asia più di 160.000 anni fa e gli asiatici moderni.
“In Asia, ci sono da tempo discussioni circa la ‘continuità‘ tra umani arcaici e moderni a causa di alcuni tratti condivisi“, osserva Bailey. “Ma molti di questi tratti sono primitivi o comunque non sono tipici dell’etnia asiatica. Tuttavia, il tratto del molare inferiore a tre radici è unico per i gruppi asiatici: la sua presenza nei resti di un ominide risalenti a 160.000 anni fa in Asia suggerisce che il tratto fosse trasferito all’Homo sapiens attraverso l’incrocio con umani arcaici provenienti dall’Asia“.
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