Il morbo di Alzheimer è una delle forme di demenza più diffuse e comuni al mondo, con un inizio intorno ai 65 anni di solito. Il sintomo principale è la frequente perdita di memoria recente, ma col tempo anche afasia, disorientamento e depressione.
Nel nostro organismo, i neuroni hanno la capacità di ricombinare i propri geni. Ciò può essere utile per ampliare la tipologia di proteine presenti nel cervello, ma può anche favorire l’insorgenza dell’Alzheimer, come riportato sul sito Nature. Vediamo perché.
Il riarrangiamento genico dei neuroni nell’Alzheimer
Dagli anni 70′ è noto come molte cellule, tra cui quelle immunitarie, sfruttano il riarrangiamento genico per codificare proteine sempre nuove e identificare intrusi nell’organismo.
Jerold Chun, ricercatore presso Sanford Burnham Prebys Medical Discovery Institute di San Diego (California) ha effettuato una ricerca analizzando i neuroni di 6 persone sane e 6 persone con malattia dell’Alzheimer verificando, nello specifico, se il gene APP, quello caratteristico della malattia, fosse presente in diverse versioni.
La ricerca ha portato a scoprire che esistono migliaia di varianti di questo gene, e, nelle persone con la malattia, sono ben 6 volte in più rispetto quelle sane. Secondo Chun, questa scoperta potrebbe aprire delle piste per la creazione di trattamenti più efficaci. Nella ricombinazione dei geni l’enzima trascrittasi inversa ha un ruolo chiave, oltre al ruolo secondario dell’infettare le cellule per colpa dell’HIV. Usare quindi dei trattamenti contro l’HIV potrebbe portare benefici anche nei casi del morbo di Alzheimer. Non è un caso infatti che le persone trattate con farmaci antiretrovirali mostrino un’incidenza verso la malattia molto minore.