Le ricerche per trovare nuovi metodi contro patologie fisiche e/o mentali sono in crescita grazie anche all’aiuto della tecnologia per la raccolta ed elaborazione dei dati. Un esempio, recentemente è stata studiata come la ketamina possa essere usata come farmaco antidepressivo. Nel caso che descriveremo, però, non si tratta di usare una funzione di una sostanza endogena o esogena, bensì della tecnologia per “sbloccare” uno stato di paralisi, con la stimolazione elettrica.
La stimolazione elettrica per la paralisi
La ricerca è stata effettuata in America dalla Mayo Clinic di Rochester. Il pazienta era un 29enne che, a causa di un incidente su una motoslitta, era rimasto paralizzato dal torace in giù per la lesione dei nervi del midollo spinale. La sperimentazione e la parziale guarigione è durata 4 anni. La prima fase iniziale della riabilitazione è stata prettamente di fisioterapia, durata quasi 5 mesi e mezzo. Successivamente, è stato posto uno stimolatore elettrico al di sotto della ferita per stimolare i neuroni sottostanti per circa 10 mesi con numerose sedute specializzate per regolare i parametri. E’ grande merito del neurochirurgo Kendall Lee e della neurofisologa Kristin Zhao che il paziente è riuscito finalmente, con risultati pubblicati su Nature Medicine, a compiere i suoi primi passi dopo l’incidente. Il ragazzo ha fatto ben 113 passi, un enorme successo e soddisfazione per lui che ormai credeva di dover rimanere a vita sulla sedia a rotelle.
Il gruppo di ricerca, ha comunque ribadito che i risultati non vanno presi come certi e universali, ogni caso ha un interessamento neurale diverso, c’è chi con la stimolazione elettrica potrebbe trarre vantaggio come il giovane ragazzo americano, e chi non avrebbe nessun effetto. L’inizio della riabilitazione, comunque sia, deve essere un approccio di fisioterapia mirato e preciso.