La tecnologia avanza a grandi passi e, spesso, entra in discussione con la società nell’applicazione dei suoi nuovi sviluppi. A questo bivio c’è una società che ha lanciato una “stella” artificiale nello spazio e ha ricevuto un’ondata di critiche.
Si tratta della startup californiana Rocket Lab che, oltre ai satelliti convenzionali, ha lanciato “Humanity Star”, una sfera geodetica larga circa un metro, realizzata in fibra di carbonio e dotata di 65 pannelli altamente riflettenti.
Secondo Peter Beck, fondatore e CEO dell’azienda, rifletterà i raggi del Sole sulla Terra e creerà nel corso del tempo una luce lampeggiante visibile da qualsiasi parte del globo. In questo modo, diventerà l’oggetto più luminoso nel cielo notturno per nove mesi, finché non ritornerà nell’atmosfera.
L’idea, secondo Beck, ha a che fare con un ricordo della fragilità dell’esistenza (anche se non spiega bene perché) e fornirà un’esperienza condivisa per noi tutti sul pianeta: vedere una nuova stella – una falsa stella.
Le polemiche
Il lancio, tuttavia, non è stato visto con lo stesso entusiasmo da molti astronomi, che si dicono costernati e vedono in questa esperienza una pericolosa invasione. Per gli astronomi, infatti, l’inquinamento luminoso è un problema molto serio. E, sebbene questo piccolo oggetto non significhi qualcosa di così serio, è un presagio di ciò che potrebbe accadere in futuro, quando lo spazio sarà “commercializzato” e si riempirà di aziende che potrebbero ostacolare il loro lavoro. Gli astronomi lo vedono come un “graffito spaziale” che contamina lo spazio celeste in cui essi studiano i misteri dell’universo.