Le fonti rinnovabili potrebbero soppiantare il fossile entro il 2050

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Secondo un nuovo rapporto del Carbon Tracker, pubblicato lo scorso venerdì, le fonti rinnovabili come l’eolico ed il solare, potrebbero essere in grado di alimentare il pianeta e sostituire le fonti fossili entro il 2050.

 

La crescita delle fonti rinnovabili

Dal rapporto emerge infatti che lo scorso anno, grazie alle attuali tecnologie per le fonti di energia rinnovabili, sono stati immagazzinati circa 6700 Pwh di energia. Per rendere l’idea della grandezza di questo ordine di misura, basti pensare che si tratta di 100 volte la quantità di energia consumata a livello mondiale nel 2019.

Secondo questo rapporto, se la crescita delle energie rinnovabili dovesse continuare con il ritmo attuale, si arriverebbe a produrre tutta l’energia elettrica necessaria a livello globale entro il 2030 e tutta l’energia necessaria entro il 2050.

Ma per riuscirci bisogna crescere. Nel 2019 infatti, nonostante la grande quantità di energie immagazzinata, sono stati generati in finale solo 0,7 PWh di energia solare e 1,4 PWh di energia eolica. Il continuo calo dei costi potrebbe spingere una crescita esponenziale nella generazione di energia solare ed eolica, raggiungendo quel tasso di crescita annuo del 15%, necessario affinché le fonti di energia rinnovabili soppiantino il fossile entro il 2050.

Nell’ultimo decennio si stima infatti che, per quanto riguarda l’energia solare, il costo è sceso del 18% ogni anno, e la sua capacità è cresciuta ad un tasso medio annuo del 39% nell’ultimo decennio, raddoppiando quasi ogni due anni. Mentre per quanto riguarda l’energia eolica, il costo è sceso in media del 9% ogni anno, sempre dal 2010 ad oggi. E la sua capacità è cresciuta del 17% all’anno.

 

C’è chi ancora punta sul fossile

Tutto questo potrebbe rappresentare una svolta nella lotta ai cambiamenti climatici e al riscaldamento globale. Ma purtroppo, mentre in alcuni paesi le società e le industrie si impegnano a sostenere la lotta al cambiamento climatico optando e investendo sulle fonti rinnovabili, in molti altri paesi si continua invece a spingere e ad investire sul fossile.

Tra il 2016 ed il 2020 infatti, secondo un’analisi della CNBC e il rapporto Banking on Climate Chaos 2021, 33 delle 60 maggiori banche al mondo, hanno raddoppiato i loro investimenti nei combustibili fossili.

 

La divisione dei paesi secondo il loro impegno per le fonti rinnovabili: l’Africa è leader

Tra gli stati che hanno spinto l’acceleratore sulle fonti rinnovabili e quelli che sono rimasti “fossilizzati sul fossile”, il rapporto di Carbon Tracker, identifica quattro gruppi chiave, determinati dal potenziale di sfruttamento delle energie rinnovabili rispetto alla domanda e al consumo interno. I vari stati sono stati dunque divisi tra sovrabbondanti, abbondanti, pieni e a corto.

Da questa divisione sono emersi aspetti davvero sorprendenti, in cui il mondo si capovolge e tra i paesi sovrabbondanti, ovvero quelli in grado di generale da fonti rinnovabili almeno 1.000 volte più energia della loro domanda interna, vi sono i paesi a basso reddito dell’Africa subsahariana. L’Africa infatti è, secondo il rapporto, il paese che ha investito e implementato più di tutti gli altri, le sue infrastrutture per le energie rinnovabili. I ricercatori ritengono dunque che in futuro il continente africano possa trasformarsi in una “superpotenza rinnovabile”.

Tra i paesi abbondanti invece, ovvero quelli in grado di produrre almeno 100 volte più energia di quella richiesta, vi sono l’Australia, il Cile ed il Marocco. Questi paesi dispongono infatti di infrastrutture e politiche di governo ben sviluppate per quanto riguarda le fonti rinnovabili.

Avvicinandoci al fondo della classifica rinnovabile, troviamo i paesi pieni, ovvero quelli in grado di produrre abbastanza energia rinnovabile da soddisfare il consumo interno. Di questa categoria fanno parte Cina, India e Stati Uniti.

 

L’Europa è nei titoli di coda

Fanalino di coda sono invece Giappone, Corea del Sud e gran parte dell’Europa, che rientrano nei paesi “a corto”, ovvero quei paesi in cui le risorse rinnovabili sono poco sfruttate o sfruttate in modo inefficace e che non riescono a produrre abbastanza energia da queste fonti per far fronte alla domanda interna.

Questo rapporto dunque mostra una strada verso un futuro sostenibile, dove si dia la precedenza alle fonti rinnovabili e sostenibili. Ma ci fa anche riflettere sullo scarso impegno delle grandi potenze.

Foto di Sumanley xulx da Pixabay

Valeria Magliani
Valeria Magliani
Instancabile giramondo, appassionata di viaggi, di scoperte e di scienza, ho iniziato l'attività di web-writer perché desideravo essere parte di quel meccanismo che diffonde curiosità e conoscenza. Dobbiamo conoscere, sapere, scoprire e viaggiare, il più possibile. Avremo così una vita migliore, in un mondo migliore.

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