Le polveri sottili, che si formano con l’inquinamento atmosferico, sono un vero e proprio problema di ancora difficile soluzione. Esse, chiamate in chimica particolato e abbreviate con PM10, derivano principalmente da industrie, macchine, bus ecc. che rilasciano queste sostanze che rimangono sospese in aria e che possono insidiarsi nella nostra area alveolare con la respirazione. Sono numerosi i casi, in Italia, dove bisogna sospendere la circolazione per le macchine per diversi giorni in quanto si ha superato il limite massimo di PM10, soprattutto nelle grandi città urbane.
Diverse recenti ricerche hanno analizzato che le polveri sottili, oltre a poter provocare diverse patologie col tempo, può recare danno anche al feto.
Uno studio britannico, con dati riportati all’European Respiratory Society a Parigi, ha dimostrato come le particelle delle polveri sottili possono arrivare fino alla placenta, ovvero l’involucro per proteggere e nutrire il feto con il bambino. L’esperimento si è basato sull’evidenziare i macrofagi, che sono cellule che inglobano batteri e anche le polveri sottili, e si è scoperto, tramite un microscopio elettronico, che 75 macrofagi di 3500 analizzati aveva inglobato queste polveri sottili.
I problemi principali che ciò può causare al feto sono principalmente rischio di parto prematuro, un basso peso alla nascita, che potrebbero portare anche problemi più duraturi successivamente. A Dicembre 2017, infatti, una grossa ricerca a Londra su oltre 500.000 nascite, aveva collegato un alto numero di nascite con basso peso dovute all’alto smog della città.
Ovviamente, servono ulteriori ricerche e studi approfonditi per dimostrare i reali effetti che può causare lo smog al feto, e se le polveri sottili possono penetrare la placenta o fare danno rimanendo lì. Le soluzioni per questo grande problema, purtroppo, non sono facili da trovare e soprattutto richiedono molto tempo. Le varie aziende di macchine stanno cercando di sviluppare nuovi veicoli sempre meno inquinanti. Un esempio possono essere i veicoli elettrici, ma per far sì che tutti li abbiano, ci vorranno molti anni.
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