Le zecche di Lyme creano un antibiotico contro i batteri della pelle umana

Le zecche della malattia di Lyme producono grazie ad un gene specifico un antibiotico che gli offre resistenza a batteri presenti sulla cute

zecca

Un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Cell evidenzia la ricerca di un gruppo di ricercatori che analizzano le zecche della malattia di Lyme. Il lavoro, ha detto Chou, autore principale, rivela che le zecche sono macchine succhiasangue squisitamente costruite, con sistemi immunitari appositamente adattati per questo stile di vita unico. Le loro strategie di difesa vengono eseguite sia all’interno che all’esterno dei loro corpi, ha detto, uccidendo anche i nostri microbi residenti mentre si nutrono di noi sulla nostra pelle.

 

L’antibiotico prodotto dalle zecche di Lyme

I ricercatori in passato hanno scoperto un gene nel DNA delle zecche che produce una specie di antibiotico che uccide i microbi. Nel nuovo studio, Chou ha sfruttato quella scoperta per dimostrare che, senza la protezione offerta da questo gene, sono vulnerabili all’infezione da Staphylococcus, uno dei tipi più comuni di batteri che tappezzano la nostra superficie della pelle, ma generalmente non ci danneggiano. “Questa è la prima volta che qualcuno identifica un patogeno naturale delle zecche e ne stabilisce un meccanismo”, ha affermato Chou. “Le zecche trasmettono più microbi agli esseri umani, al bestiame e ad altri animali di qualsiasi altro artropodo conosciuto, ma ora le loro vulnerabilità sono sul tavolo”.

Il gene della zecca in questione, noto come dae2, si è originariamente evoluto nei batteri, dove la proteina codificata funzionava come agente offensivo contro altri batteri. Diverse centinaia di milioni di anni fa, proprio nel periodo in cui gli antenati di alcune delle zecche odierne iniziarono a nutrirsi di sangue, quelle zecche “rubarono” il gene, rendendolo parte del loro genoma. Secondo Chou, dae2 rappresenta un raro esempio di cosiddetto trasferimento orizzontale di un gene da un batterio a un animale, e il fatto che questo trasferimento sia avvenuto durante l’evoluzione dell’alimentazione sanguigna potrebbe non essere una coincidenza.

Foto di Jerzy Górecki da Pixabay