Nonostante le sue temperature gelide, l’esopianeta Barnard’s Star B, orbitante intorno alla Stella di Barnard, ed uno dei più vicini alla Terra, potrebbe presentare la possibilità di ospitare la vita.
Secondo un nuovo studio infatti, questo esopianeta potrebbe essere dotato di attività geotermica che riscalderebbe l’acqua sotto la superficie del pianeta, dove potrebbe quindi evolversi la vita.
I ricercatori Edward Guinan e Scott Engle, della Villanova University in Pennsylvania, hanno osservato e analizzato 15 anni di dati, concludendo che il pianeta Barnard’s Star B è delle giuste dimensioni affinché vi siano fenomeni geotermici. Le immagini del James Webb Space Telescope della NASA, potrebbero determinare se il pianeta è delle giuste dimensioni perché questo si verifichi.
Anche se l’acqua sulla superficie del pianeta è ghiacciata, vi potrebbe essere quindi dell’acqua allo stato liquido sotto la superficie.
Questi oceani sotterranei potrebbero però esistere solo su un pianeta roccioso. Se Barnard’s Star B fosse un pianeta gassoso, allora tutte queste teorie non sarebbero applicabili. Come ha infatti affermato Engle “se si trattasse di una super-Terra, potrebbe allora esserci qualcosa”.
I risultati dei due ricercatori sono stati annunciati durante il 233° incontro annuale dell’American Astronomical Society.
Branard’s Star B si trova a soli sei anni luce dalla terra, e la stella attorno a cui orbita è la seconda più vicina al nostro pianeta, subito dopo il sistema di 3 stelle di Alpha Centauri. Proprio la sua vicinanza alla Terra ha spinto i ricercatori ad indagare su questo pianeta. È infatti dagli anni Settanta che la Stella di Barnard viene studiata, e nel 2018 si è scoperto questa pianeta che le orbita attorno.
L’esopianeta Barnard’s Star B è grande almeno 3,2 volte la Terra, e nonostante la distanza dalla sua stella sia pari alla distanza di Marte dal Sole, questo pianeta risulta essere ghiacciato a causa della fioca luce della Stella di Barnard.
Questo però non ha dissuaso i due ricercatori dall’indagare sulla possibile presenza di acqua liquida su questo esopianeta. Infatti Barnard’s Star B assomiglia molto ad Europa, uno dei satelliti di Giove, che presenta per l’appunto degli oceani sotto la sua superficie.
Gli oceani di Europa sono creati dallo scioglimento dei ghiacci da parte delle radiazioni di Giove, ma la stessa cosa ovviamente non è possibile su questo nuovo esopianeta. I due studiosi si sono quindi spinti alla ricerca di qualcosa che potesse creare laghi e mari sotto la superficie ghiacciata di Barnard’s Star B.
Come spiega Guinan, questo li ha portati ad ipotizzare un’attività geotermica: “Le Super-Terre possono avere la capacità di generare energia geotermica che potrebbe, in caso ci fosse dell’acqua ghiacciata in zona, sciogliere il ghiaccio e renderla liquida”. In maniera analoga quindi a quanto accade per il Lago Vostok in Antartide.
Come già detto però, la condizione necessaria affinché questo si verifichi è che l’esopianeta Barnard’s Star B deve essere un pianeta roccioso. Se si trattasse invece di un pianeta gassoso, sarebbe solo una versione ridotta di Nettuno e, proprio come il nostro pianeta blu, un simile gigante gassoso non sarebbe di certo abitabile e non presenterebbe condizioni idonee per lo sviluppo di forme di vita.
Per risolvere questo dilemma, potrebbero essere utili le immagini del James Webb Telescope. Se il pianeta fosse infatti gassoso sarebbe facile individuarlo per il telescopio, mentre un pianeta roccioso è più difficile da osservare. Quindi se il telescopio fornirà delle immagini di un pianeta scuro e molto poco luminoso, allora sarà probabile che si tratti di un pianeta roccioso. Se invece le immagini saranno quelle di un pianeta molto luminoso, che quindi riflette molto la luce della sua debole stella, allora vorrà dire che si tratta di un pianeta gassoso come Nettunio.
Quello che si augurano i due ricercatori, è che la tecnologia in materia di telescopi, possa avanzare al punto di rendere possibile vedere i segni di questa tanto cercata vita. Magari un giorno i telescopi potrebbero individuare su questo esopianeta, gli sbuffi dovuti all’attività geotermica, così come è stato per Europa.
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