Alcuni ricercatori dell’Università del Sussex (Regno Unito) hanno creato la Macchina Allucinazione, una sorta di LSD virtuale che sfrutta una cuffia VR in versione psichedelica a 360°, con realtà alterata generata dal Deep Dream di Google.
Paradossalmente, mentre si tenta di dare una qualche coscienza ai robot umanoidi con Intelligenza Artificiale, la scienza (dopo 400 anni di tentativi) continua a studiare la natura della coscienza umana sostituendo con l’LSD un’esperienza di realtà virtuale cosiddetta flettente.
I ricercatori fanno parte del Sackler Center for Consciousness Science dell’Università del Sussex. Hanno sviluppato questa Machine per osservare e scoprire quali stati alterati della coscienza possono insegnarci la normale coscienza.
Il sito Scientific Reports ha appena pubblicato i primi risultati dello studio che dimostrano sorprendenti somiglianze tra l’esperienza allucinatoria virtuale e la realtà vera e propria.
Il marciapiede sotto i tuoi piedi è invaso da bulbi oculari, ci sono teste di cani ovunque (appaiono nel cielo, si materializzano ai lati degli edifici). I passanti ti fissano e si trasformano in ibridi fagiani-barboncini. No, non sei drogato, stai solo sperimentando la Macchina Allucinazione dopo aver infilato una cuffia VR.
Si sviluppano IA e, intanto, dopo 400 anni (dai primi tentativi di René Descartes di risolvere l’enigma della coscienza umana), neuroscienza e psicologia cognitiva stanno ancora tentando di scoprire come il nostro cervello riesce ad evocare il Sé elaborando un flusso costante di percezioni sensoriali come Realtà.
Si conosce un solo modo per capire come funziona un sistema complesso: romperlo. Scomporlo e vedere come è fatto. Lo fanno i bambini con i giocattoli e lo fanno gli scienziati. Vale anche per la coscienza ed è già successo con l’elettroshock nel tentativo di curare disturbi mentali.
Stavolta, tenta di rompere la normalità per capire la complessità una Macchina e lo fa per capire la relazione tuttora misteriosa tra realtà esterna e percezione interna.
Dare l’LSD alle persone, durante le sperimentazioni in laboratorio, è complicato: risulta difficile per gli scienziati distinguere tra effetti fisici della droga e cambiamenti più profondi a livello di coscienza. E’ qui che entra in gioco la Machine.
Keisuke Suzuki, autore principale di questo primo studio, ammette che la scienza non sa davvero come le droghe influenzano il cervello. Un input sensoriale modificato potrebbe essere spacciato per cambiamento di coscienza. La Macchina Allucinazione riesce a separare questi diversi aspetti che, di solito, si attivano in chiunque assuma farmaci psichedelici.
Per creare il mondo virtuale allucinogeno, Suzuki ed i suoi colleghi hanno realizzato un video panoramico in 4K di 3 minuti riprendendo una piazza studentesca nel campus del Sussex. Successivamente, hanno sottoposto ogni fotogramma del video al trattamento Deep Dream (algoritmo che sfrutta reti neurali artificiali per trasformare le normali immagini di fiori e volti in paesaggi psichedelici).
Dopo una settimana di elaborazione, è stato ottenuto il seguente risultato: una scena tratta da Alice nel paese delle meraviglie.
I partecipanti al test hanno visionato due versioni del video: la scena normale e la versione alterata. Quest’ultima ha scatenato un certo numero di sensazioni, soprattutto in persone sottoposte a dosaggio di psilocibina: senso distorto di spazio e dimensioni, visualizzazioni di forme e colori alterate.
La classica distorsione del tempo – tipica di chi sperimenta sostanze psichedeliche – non si è verificata con la Macchina, probabilmente perché i partecipanti sapevano in partenza che tutto quello che avrebbero provato non sarebbe stato reale. E’ mancato l’effetto sorpresa.
Ciò che affascina della macchina dell’allucinazione non è solo la somiglianza tra gli effetti delle allucinazioni virtuali e quelli dei veri farmaci psichedelici, ma anche le somiglianze tra il nostro cervello e la rete neurale Deep Dream che ha evocato le immagini alterate.
Il cervello umano utilizza lo stesso sistema gerarchico nella percezione visiva, con le prime parti della corteccia visiva responsabili dell’elaborazione di caratteristiche di basso livello e la corteccia temporale inferiore che gestisce le categorie di livello più alto. Questo non vuol dire, però, che il cervello funzioni sempre dal basso verso l’alto.
Secondo Suzuki, esistono persone che hanno allucinazionivisive reali che potrebbero avere un processo dall’alto verso il basso nella loro corteccia visiva e questo vale anche per i soggetti che assumono droghe psichedeliche. “Ecco perché sperimentano visioni nel mondo reale”.
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