Marte. Il quarto pianeta del sistema solare, dedicato alla divinità romana della guerra, il secondo pianeta più vicino a noi (57.590.630 chilometri). Il semplicissimo pianeta rosso. Ci ha sempre affascinati e siamo sempre andati a cercare i suoi abitanti: i Marziani, creature presenti in migliaia di racconti fantascientifici.
Da una scoperta recentissima abbiamo avuto speranza di vita su Marte: è stato scoperto un lago di acqua liquida e salata, un elemento fondamentale per sviluppare la vita. Ricordiamo che questa è stata una scoperta del tutto italiana, avvenuta grazie all’utilizzo di un particolare robot studiato appositamente per la spedizione.
Ancora non è chiaro se sia presente della vita, se ci siano dei batteri o degli esseri più intelligenti e sviluppati di noi. Fortunatamente ciò potremo saperlo presto grazie alla colonizzazione dell’istituto politecnico federale di Losanna.
Perché proprio loro tra tutte le associazioni astrofisiche nel mondo? Nel 2014 la NASA bandì il “3D-Printed Habitat Centennial Challenge” in cui si doveva progettare una casa adatta alla vita su Marte, niente cinematografia. In occasione del 60° anniversario dell’agenzia aerospaziale americana è stato decretato il vincitore: l’EPFL coordinato da Anne Marlene Ruede.
La notizia ricorda moltissimo il film del 2011 con Matt Demon “The Martian – Il sopravvissuto” dove a seguito di una tempesta improvvisa gli astronauti dovettero lasciare il pianeta e un collega. Creduto morto dal resto del gruppo, invece il protagonista interpretato da Matt Demon si adattò alle condizioni del pianeta tanto da riuscire a piantare delle patate e sopravvivere.
Vediamo nel dettaglio la colonizzazione prevista dal gruppo svizzero
Il progetto svizzero consiste nell’inviare un robot che costruisce ai poli una base con materiale puramente marziano, niente importazione dalla Terra, nessun materiale moderno. L’operazione proseguirà inviando più avanti una squadra sulla superficie in grado di testare effettivamente la vita sul pianeta.
Perché proprio sui poli? C’è un motivo prettamente geo-morfologico, in quella parte del pianeta infatti sono presenti maggiori elementi vitali, numerose rocce e il lago salato, ottima fonte di sviluppo vitale. Inoltre, se presenti numerose caratteristiche che conducono alla possibilità di vita, sarà altrettanto probabile trovare delle forme di vita in quelle zone.
La direttrice del progetto EPFL, Anne Marlene Ruede dichiara che la missione durerà circa 20 anni:
“I POLI POSSONO DARE PIÙ OPPORTUNITÀ ALL’INIZIO, MA sono anche il migliore ambiente a lungo termine finché ci saranno risorse naturali che noi potremmo usare.
Abbiamo voluto Sviluppare una strategia basata sulle tecnologie, opportunamente selezionate tramite prove in modo che tra 20 anni gli astronauti saranno in grado di partecipare alla missione.”
La base avrà l’aspetto di un igloo e sarà interamente costruita internamente in fibra polietilene rivestita da uno strato di ghiaccio di 3 metri. Il tutto costituirà uno spazio vitale addizionale, servirà per proteggere l’equipaggio da meteoriti e mantenere costante la pressione al suo interno. In più ci sarà un’enorme gru in orbita in grado di trasferire i beni primari dallo shuttle verso la base.
Prima di inviare persone su Marte passerà del tempo, abbastanza da essere sicuri di ciò che si troverà nel pianeta in modo da non mettere in pericolo la vita di nessuno.