L’umile lombrico può sembrare una creatura repellente, ma ha un valore straordinario per le colture. Il suo sistema digestivo converte i detriti in sostanze nutrienti per le piante e le sue gallerie ossigenano la terra. Ora, inoltre, si scopre che potrebbero essere d’aiuto agli astronauti.
Un team dell’università di Wageningen, guidato dal biologo Wieger Wamelink, ha appena dimostrato che i lombrichi non solo sono in grado di sopravvivere sul suolo marziano, ma possono anche essere riprodotti su di esso. Se, dunque, la vita su Marte non dovesse esservi presente, potremmo portarla noi e i lombrichi sarebbero capaci di resistervi.
Lo studio ha un “trucco”, nel senso che ovviamente gli scienziati non hanno portato nessun povero lombrico su Marte. L’esperimento si è svolto qui, sulla Terra, con un materiale di laboratorio che duplica le caratteristiche fisiche e chimiche della fine regolite marziana. I ricercatori hanno combinato il materiale con fertilizzante organico (escrementi di maiale, per la precisione) e hanno piantato rucola prima di depositare i vermi.
A questo punto, quel che l’esperimento sta cercando di dimostrare non è che i vermi possano essere sparsi ovunque su Marte e lasciati a loro stessi, in un contesto in cui la mancanza di ossigeno, acqua e alte e basse temperature li ucciderebbe. L’obiettivo è quello di verificare se gli animali – in questo caso i lombrichi – possono sopravvivere in una serra, dove i futuri astronauti utilizzerebbero il suolo marziano mescolato con fertilizzante organico per coltivare le piante.
L’esperimento sembra rurale, ma è di vitale importanza al cospetto di una prima – ed eventuale – missione umana su Marte. Se non possiamo usare il suolo marziano come materiale per il raccolto, la missione sarebbe molto più complicata.