Uno studio italiano ha evidenziato la presenza di tracce di microplastiche nei fluidi corporei umani. Scatta dunque l’allarme, poiché i ricercatori avvertono che potrebbe essere a rischio la fertilità maschile.
Nel corso dei loro studi infatti, il team di ricercatori dell’Università di Roma Torvergata, dell’Università di Salerno, dell’Università Politecnica delle Marche e dell’Università Federico II di Napoli, ha identificato frammenti di microplastiche in 6 campioni di sperma umano su 10. Con una maggiore incidenza per coloro che vivono in zone ad alto impatto ambientale.
A guidare il team italiano di ricercatori, il professore Luigi Montano dell’Asl di Salerno. Il professor Montano ed il suo team hanno esaminato campioni di sperma di uomini sani, non fumatori, residenti in un’area ad alto impatto ambientale della Campania.
Dai risultati delle analisi dei campioni, e emerso che ben sei campioni su 10 sono risultati positivi alle microplastiche. Questo potrebbe rappresentare, secondo il team di ricerca, una nuova minaccia ambientale che rischia di minare la fertilità maschile.
I risultati dello studio sono stati presentati al congresso della Società italiana della riproduzione umana (Siru), a Siracusa e pubblicati sulla rivista ‘Science of the Total Environment’.
I tipi di microplastiche trovati nei campioni sono di diversi tipi e di dimensioni varie, dai 2 ai 6 micron. In totale sono stati trovati 6 diversi tipi di microplastiche, tra cui polipropilene (Pp), polietilene (Pe), polietilene tereftalato (Pet), polistirene (Ps), polivinilcloruro (Pvc), policarbonato (Pc), poliossimetilene (Pom) e persino tracce di materiale acrilico.
Come spiegano le ricercatrici, coautrici dello studio, Oriana Motta e Maria Ricciardi dell’Università degli Studi di Salerno, insieme con Elisabetta Giorgiani dell’Università Politecnica delle Marche e Marina Piscopo dell’Università Federico II, l’origine di queste microplastiche “potrebbe essere varia e può comprendere cosmetici, detergenti, dentifrici, creme per il viso e il corpo, adesivi, bevande, cibi o anche particelle areodisperse nell’ambiente. Le vie di ingresso nell’organismo umano possono avvenire attraverso l’alimentazione, la respirazione e anche la via cutanea”.
Questa ricerca fa parte del progetto EcoFoodFertility, una ricerca di biomonitoraggio umano in rapporto all’ambiente, all’alimentazione e alla salute riproduttiva. Questo progetto valuta la salute umana nelle diverse aree ad alto rischio ambientale, dove si indaga sulla presenza di contaminanti e sui loro effetti sulla salute umana.
Quanto emerso dallo studio italiano conferma che l’inquinamento ambientale influisce in modo preoccupante sulla riproduzione umana, e che ha un impatto particolare sulla popolazione maschile.
Ph. Credit: Oregon State University
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