Categorie: Scienza

Piante che brillano come lucciole: la nuova frontiera della nanobionica

Il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti sta finanziando la ricerca del MIT per sviluppare piante che brillino – nella speranza di creare, un giorno, piante che possano illuminare interi soggiorni e marciapiedi grazie alla sola luminosità delle loro foglie.

La luce è “alimentata dal metabolismo energetico della pianta stessa“, ha spiegato Michael Strano, autore senior dello studio. I ricercatori, nella loro ricerca, hanno infuso le piante – cavolo, crescione, rucola e spinaci – con la luciferasi, lo stesso enzima che fa brillare le lucciole. Hanno immerso le piante in una soluzione contenente nanoparticelle di silice che trasportavano la luciferasi, più la molecola con cui reagisce per illuminare, la luciferina.

In questo momento, le piante emettono una “luce fioca” per circa quattro ore. Non sono abbastanza forti ancora però da sostituire una lampada vera e propria. Ma i ricercatori sperano che, in futuro, saranno in grado di avanzare nei loro studi fino al punto di riuscire a creare piante che emettano abbastanza luce per illuminare un’area di lavoro o, addirittura, alberi che fungano da lampioni.

Nel 2013, un progetto Kickstarter ha tentato di creare una pianta bioluminescente. Quel lavoro, guidato da un ex marketer di app per dispositivi mobili, fu in grado di modificare il DNA della pianta stessa aggiungendo geni prelevati da lucciole o batteri bioluminescenti. Sulla base della risposta del pubblico – il progetto ha raccolto circa 484.013 di dollari da parte dei sostenitori – pare dunque che le persone vogliano davvero che le piante luminose che ci hanno fatto sognare nel film Avatar possano diventare reali.

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