Spunta una nuova ipotesi secondo cui la migrazione dei primi americani (Nord America) potrebbe essere avvenuta lungo la costa del Pacifico: potrebbe funzionare e spiegare il primo probabile evento che ha, in seguito, portato alla colonizzazione del continente americano.
La storia convenzionale, riguardo al primo insediamento nel continente americano, afferma che persone di origini siberiane nel nordest asiatico sono migrate in Nord America attraverso lo stretto di Bering, ponte territoriale emerso durante l’ultima glaciazione circa 13.500 anni fa.
Questi primi coloni furono considerati come i probabili creatori della cultura preistorica di Clovis i cui resti sono costituiti, principalmente, da utensili in pietra ritrovati nei pressi di Clovis (in New Mexico) durante alcuni scavi nel 1932.
Si hanno ancora poche informazioni riguardo al popolo paleo-indiano che ha realizzato questi strumenti, ma i resti di un neonato chiamato Anzick-1 sono stati associati alla cultura di Clovis. L’analisi del DNA di Anzick-1, eseguita nel 2014, ha rivelato una connessione genetica con le popolazioni dei nativi americani.
Seppure la prima teoria sulla cultura di Clovis (legata alla prima popolazione del continente americano) sia rimasta l’opinione più accettata per tutto il XX secolo, questa convinzione ha iniziato a sgretolarsi verso la fine degli anni ’80.
In questo periodo, gli archeologi iniziarono a trovare prove che dimostravano un’estesa colonizzazione marittima di luoghi come le Isole Ryukyu fuori dall’Asia orientale. Si stanno moltiplicando, oltretutto, anche le prove sugli insediamenti americani anteriori ai 13.500 anni fa.
“Capire quando, come e chi ha colonizzato il continente americano resta una delle domande più impegnative e durature nel campo dell’archeologia” ha dichiarato Torben Rick del National Museum of Natural History’s Department of Anthropology (Museo Nazionale del Dipartimento di Antropologia di Storia Naturale) durante un’intervista concessa a Seeker.
Chi erano i primi americani, quando e come hanno raggiunto il continente?. È questa una delle domande più significative dell’archeologia americana secondo Torben Rick. Su questo punto è d’accordo anche Todd Braje del Dipartimento di Antropologia dell’Università di Stato di San Diego che spiega: “Trenta anni fa pensavamo di avere tutte le risposte mentre, ora, ci sono più domande che risposte”.
Nonostante tutti i quesiti a cui dover dare risposta, emerge una visione più chiara riguardo ai primi americani, al primo insediamento sul continente americano ed è questo punto che Rick, Braje ed i loro colleghi affrontano in un recente articolo della rivista Science.
Torben Rick spiega che “esiste una serie di dati – genetici, archeologici e geologici – a supporto di una possibile colonizzazione risalente a circa 20.000-15.000 anni fa”.
Ciò non preclude la possibilità di migrazioni precedenti né suggerisce che non si dovrebbe indagare su migrazioni precedenti (che, però, richiedono uno studio ancora più impegnativo), ma un numero sempre crescente di prove conferma il periodo (20.000-15.000 anni fa).
Nel documento pubblicato dalla rivista Science, Rick e colleghi menzionano la recente scoperta del mastodonte Cerutti localizzato nella contea di San Diego (California). Il sito del ritrovamento contiene i resti di un giovane maschio mastodonte di 130.700 anni fa che, secondo le teorie di alcuni scienziati, dovrebbe essere stato macellato da ominidi (non necessariamente Homo Sapiens).
Se convalidata, la scoperta di Cerutti potrebbe far saltare le attuali convinzioni sulle dimensioni dei mammut e tutte le teorie relative al ‘quando’ e ‘come’ i primi americani si sono stabiliti nel continente americano, considerando la sua giovane età.
Al momento, i ricercatori si limitano a sostenere la nuova ipotesi della migrazione dei primi americani lungo la costa del Pacifico con l’ausilio di barche. Secondo Braje rappresenta l’evento iniziale di colonizzazione più probabile e dovrebbe risalire a circa 20.000 anni fa.
All’epoca (come oggi) la regione era ricca di risorse naturali terrestri ed acquatiche con una produttiva foresta di alghe ed ecosistemi marini associati a livello del mare. Le foreste di alghe si estendevano fino a Sud (come la Baja California): la mangrovia o altri ambienti acquatici avrebbero potuto essere disponibili lungo la costa dell’America Centrale.
La foresta di alghe riprendeva, poi, nuovamente nel Perù settentrionale fino a raggiungere il Sud come la Tierra del Fuego.
È probabile che i primi americani che si sono spostati lungo la strada costiera delle alghe o altri punti di accesso provenissero da diverse posizioni e culture.
E’ altrettanto possibile che i primi migranti nel continente Americano costituissero un piccolo gruppo di colonizzatori che forse hanno lasciato una piccola impronta archeologica: i campeggi, i loro manufatti si associano al mare aperto e subacqueo.
Gli archeologi, attualmente, sono alla ricerca di grotte, rifugi rocciosi e luoghi dove le linee costiere non sono drasticamente cambiate negli ultimi 20.000 anni. Questi luoghi possono custodire possibili reperti.
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