Un articolo di John PA Ioannidis affronta la delicata crisi di credibilità della scienza. Ioannidis, esperto in statistica, medicina e politica sanitaria presso la Stanford University, più di altri ha lanciato l’allarme sui problemi di controllo che interessano da molto vicino la qualità della scienza. I risultati scientifici che vengono pubblicati non possono essere riprodotti da altri ricercatori, gran parte delle ricerche scientifiche prese in esame falliscono i test di riproducibilità. Un controsenso visto che, per la scienza, un esperimento deve dare lo stesso risultato indipendentemente dal ricercatore che lo esegue.
Quando, nel 2013, è esplosa la crisi attraverso i media, l’economista ha dedicato a questo fenomeno la copertina di Wrong Science. Il lavoro di Ionannidis costituisce una parte importante del materiale di fondo dell’articolo.
Nelle precedenti pubblicazioni, Ioannidis aveva mappato i problemi che coinvolgono campi come gli studi clinici e pre-clinici commentando come, sotto una forte pressione di mercato, la medicina clinica si è trasformata in medicina finanziaria.
Nel suo nuovo lavoro, l’esperto insieme ai coautori si concentra su una ricerca economica empirica. Conclude che il settore è ‘malato’ con un quinto dei sottocampi investigati che mostra un’incidenza del 90% di studi sottodimensionati, insufficienti – un buon indicatore di ricerca di bassa qualità – ed una diffusa ‘influenza’ e distorsione a favore degli effetti positivi.
Cattiva scienza, cattiva psicologia
Anche il campo della psicologia ha attraversato un travaglio simile. Brian Nosek, professore di psicologia presso l’Università della Virginia ed i suoi collaboratori hanno eseguito un’analisi di riproducibilità di 100 studi di psicologia ad alto profilo riferendo che solo un terzo degli studi potrebbe essere riprodotto.
Sono stati anche altri i casi di cattiva scienza che hanno attirato l’attenzione dei media. Le questioni di ‘ricerca di prima mano’ riguardanti il marketing e l’advertising hanno indotto il premio Nobel Daniel Kahneman a dichiarare pubblicamente la sua preoccupazione per l’ondata di repliche fallite.
Uno studio sulle ‘posizioni energetiche’, che mostrava come la postura del corpo influenzi il livello degli ormoni di una persona e le sensazioni di energia, è risultato virale, una volta pubblicato sulla rivista TED, ma poi al momento della replica è fallito.
Osserviamo due nuovi fenomeni. Da una parte, è largamente diffuso il dubbio sulla qualità di interi campi o sottocampi scientifici, dall’altra, tale dubbio si svolge ‘fuori’, attraverso i media e la blogosfera.
Soluzioni
Nella sua nuova ricerca, Ioannidis fa una lista di rimedi che la scienza deve adottare con urgenza. Tra questi, favorire una cultura di riproducibilità, di condivisione dei dati e di opere più collaborative per la raccolta di maggiori dati. In passato, aveva già proposto altri rimedi per ‘risolvere’ la scienza, ad esempio, disporre di altri investigatori.
La lista include metodi statistici ed insegnamenti delle statistiche migliori, misure volte a ripristinare il giusto sistema di incentivi in tutte le varie fasi del sistema di produzione scientifica – dalla revisione tra pari alle carriere accademiche.
Un importante lavoro è già stato compiuto da individui e comunità, tra cui il Progetto di Riproducibilità di Nosek, il Centro di innovazione di meta-ricerca di Ioannidis, alltrials.net di Ben Goldacre e le attività di Retraction Watch. Queste iniziative – che hanno attirato finanziamenti privati – sono necessarie e tempestive.
Quante possibilità ci sono che questi rimedi funzionino? La crisi si risolverà in tempi brevi?
Scienza etica, prima che ‘matematica’
Ioannidis e coautori ammettono che l’etica è un tema cruciale in tutta la questione. E’ qui che manca l’impegno della ricerca. Il settore più ampio dell’economia, ad esempio, è consapevole dei suoi problemi etici visto che Paul Romer, oggi capo economista della Banca Mondiale, ha coniato il nuovo termine “Mathiness” che definisce l’uso dei numeri e della matematica per confondere le idee, per velare le premesse normative. Si osserva una certa esitazione nell’unire la metodologia all’etos, alla norma della disciplina o della scienza in generale.
Il libro Science on the Verge ha fornito un’analisi delle cause fondamentali della crisi, compresa la sua dimensione etica trascurata. La formulazione di misure correttive dipende dalla comprensione di ciò che è accaduto alla scienza e come tutto questo si rifletta sul suo ruolo sociale, anche quando la scienza si nutre di una politica basata sulla prova.
Le previsioni di Ravetz sulla cattiva scienza
Queste analisi sono attribuite ai filosofi Silvio O. Funtowicz e Jerome R. Ravetz, che hanno trascorso diversi decenni a studiare gli accordi per il controllo della qualità della scienza analizzando come qualità ed incertezza abbiano influenzato l’uso della scienza per la politica.
Il libro di Ravetz “Scientific knowledge and its social problems” pubblicato nel 1971 aveva previsto diverse caratteristiche rilevanti dell’attuale crisi.
Per Ravetz è possibile che un settore sia ‘malato’ perché il lavoro scadente viene prodotto ed accettato normalmente. Non risulterà facile accettare l’esistenza di una simile condizione e sarà ancora più difficile riformarla. Riformare un settore malato o arrestare l’incipiente declino di un altro settore è un compito delicato – sostiene Ravetz –
Egli richiede un “senso dell’integrità e la volontà dì impegnarsi di una parte significativa dei membri di quel settore oltre che capacità scientifiche e politiche dei leader coinvolti. Né un report pubblicato né un apparato di strutture istituzionali possono fare molto per mantenere o ripristinare la salute di un settore senza questo elemento etico essenziale, che opera attraverso il canale interpersonale della comunicazione”.
Ravetz sottolinea la perdita di questo elemento etico essenziale. Nei lavori successivi, osserva che le nuove condizioni sociali ed etiche della scienza si riflettono in un insieme di “contraddizioni emergenti”. Contraddizioni tra l’immagine ufficiale della scienza illuminata, egualitaria, protettiva e virtuosa e le attuali realtà del dogmatismo scientifico, dell’elitismo e della corruzione della scienza che serve gli interessi aziendali. La scienza usata come religione ‘suprema’.
Chi marcia per la scienza?
Ioannidis e co-autori sottolineano l’importanza di un approccio multidisciplinare, in quanto problemi e soluzioni possono passare da una disciplina all’altra. Una sorta di chiamata alle armi per gli scienziati in genere, necessaria per affrontare la crisi come una priorità.
Una chiamata alle armi per nulla facile perché qui ci scontriamo con un’altra delle contraddizioni della scienza: al punto in cui siamo, studiare la scienza, da studioso significherebbe criticare il suo ruolo primario ed è difficile che tutto questo possa accadere presto.
In nome delle “guerre della scienza”, gli scienziati sociali sono cauti nel voler attaccare la scienza o nel voler, ad esempio, favorire la politica. Gli scienziati, in genere, desiderano utilizzare la loro autorità morale e l’associazione con i valori dell’Illuminismo, come si è visto nelle recenti marce per la scienza.
Se le contraddizioni descritte sono reali e ben radicate, l’attuale crisi può solo peggiorare, non migliorare.