Un gruppo di scienziati ha condotto una serie di studi nelle profondità delle grotte di Ox Bel Ha, nella penisola del Yucatàn, in Messico, e ha trovato un ecosistema basato su batteri che si nutrono di metano. Questa scoperta è importante perché spiega la base della rete trofica nelle specie che vivono in ambienti in cui sembra non esserci alcuna fonte di cibo.
Il metano si forma naturalmente nei terreni forestali e “migra” con l’acqua dolce – con i da cenotes (tipici di queste zone) e le piogge – che raggiunge le caverne. Questo fenomeno è insolito, poiché tale componente di solito migra nell’atmosfera.
I microbi provenienti dalle profondità della penisola dello Yucatan si nutrono di metano e materia organica proveniente dall’acqua dolce, diventando così il primo “alimento” di questa catena alimentare. Successivamente, i crostacei consumano questi microbi, in particolare una sorta di gambero adattato alle caverne, che ottiene il 21% della sua nutrizione proprio dal metano.
Una scoperta sorprendente poichè afferma quanto sia importante il materiale organico disciolto – come il metano, appunto – per la rete alimentare delle caverne. Studi precedenti avevano ipotizzato che la maggior parte del materiale organico che nutre i microbi delle caverne provenisse dalla vegetazione e da altri detriti nella foresta tropicale, che giungevano nelle caverne attraverso i cenotes.
“I processi che stiamo studiando in questi sistemi stratificati di acque sotterranee sono analoghi a quello che sta accadendo nell’oceano globale, specialmente nelle zone minime di ossigeno dove la deossigenazione è una preoccupazione crescente”, dice John Pohlman, coautore dello studio e biogeochimico, il cui lavoro dei primi anni ’90 ha motivato la ricerca. “Sebbene l’accesso a questi sistemi richieda una formazione specialistica e una stretta aderenza ai protocolli di sicurezza delle immersioni in grotta, in relazione alla complessità di una spedizione oceanografica, i programmi sul campo che organizziamo sono semplici ed economici“.
In sintesi: lo studio ha dimostrato che le creature a queste profondità dipendono dal metano e dai rifiuti organici nell’acqua che filtra attraverso la sommità delle caverne.
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