Se c’è un aspetto che molti film e serie di fantascienza hanno in comune è quello di mettere in ibernazione gli astronauti protagonisti di lunghi viaggi nello spazio. Spesso la realtà va a braccetto con la fantasia, e a volte la supera pure, ed è questo il caso. Apparentemente gli astronauti potrebbero usare questa tecnologia per alcuni viaggi come quello verso Marte; ovviamente ci sono delle sostanziali differenze con la finzione.
Lo scopo principale di tale funzione è quello di ridurre il fabbisogno di nutrimento necessario al sostentamento; per quanto il cibo sia tutto liofilizzato, doverne consumare di meno permette di massimizzare gli spazi a bordo. Un’altra caratteristica dell’ibernazione è quella di proteggere l’equipaggio da eventuali radiazioni spaziali.
Dalla fantasia alla realtà
La sua possibile applicazione è stata discussa durante una conferenza medica tenutasi a New Orleans. Un’ibernazione in tal senso è la trasposizione artificiale del comportamento animale tipico degli orsi e di molte altre specie. In un tale stato i processi fisiologici come il metabolismo rallentano particolarmente e quindi si riduce anche la necessità di nutrirsi.
Ecco le parole del Dottor Matthew Regan: “Il torpore (il periodo di basso metabolismo dovuto all’ibernazione) sintetico potrebbe proteggere gli astronauti dai pericoli per la salute legati allo spazio e contemporaneamente ridurre le richieste di capacità di massa, volume e potenza del veicolo spaziale.”
Altri studi collegati a questa pratica hanno visto un lungo letargo può aiutare nel trattamento di alcune patologie come con gli arresti cardiaci, gli ictus e traumi cerebrali. Abbassare la temperatura corporea in certe operazioni è una pratica non recente e questa è la sua evoluzione.