È un’idea affascinante che ha alimentato per anni dibattiti filosofici e scenari fantascientifici: e se la nostra realtà non fosse altro che una gigantesca simulazione al computer, programmata da una civiltà superiore? Una sorta di “Matrix” cosmica, dove tutto – tempo, spazio, coscienza – sarebbe solo il prodotto di un codice.
Da Nick Bostrom, filosofo di Oxford che nel 2003 rese popolare l’ipotesi della simulazione, fino alle dichiarazioni di Elon Musk, secondo cui “le probabilità che viviamo nel mondo reale sono una su miliardi”, la teoria ha continuato a sedurre scienziati e curiosi. Ma ora, un nuovo studio sembra mettere la parola fine alla questione: l’universo non è e non può essere una simulazione.
Lo studio che cambia la prospettiva
La ricerca, pubblicata sul Journal of Holography Applications in Physics, porta la firma del fisico Mir Faizal dell’Università della British Columbia (Okanagan), insieme a Lawrence M. Krauss, Arshid Shabir e Francesco Marino.
Il team ha affrontato la questione da un punto di vista matematico, arrivando a una conclusione netta: la realtà è costruita in modo che nessun calcolo, per quanto complesso, possa riprodurla integralmente.
In altre parole, non solo è improbabile che viviamo in una simulazione, ma è matematicamente impossibile che lo siamo.
La realtà oltre il calcolo
La chiave di questa dimostrazione risiede in un’idea profonda: la realtà non è interamente descrivibile da algoritmi. Il gruppo di ricerca ha richiamato il famoso teorema di incompletezza di Gödel, secondo cui esistono verità matematiche che non possono essere dimostrate all’interno del sistema logico in cui si trovano.
Questo significa che anche l’universo, se fosse descritto come un gigantesco algoritmo, conterrebbe zone d’ombra: verità “indimostrabili” che nessun computer potrebbe calcolare.
Faizal spiega che “una teoria fisica pienamente coerente e completa non può derivare solo dal calcolo. Serve una comprensione non algoritmica, più fondamentale persino dello spazio e del tempo.”
Il limite dei computer e la “comprensione non algoritmica”
Un computer, per quanto potente, segue sempre delle istruzioni: una sequenza di operazioni logiche, per quanto sofisticata. Ma la realtà, dicono gli autori dello studio, opera su livelli che sfuggono a queste istruzioni.
Si tratta di una forma di conoscenza che non procede per passaggi logici o codici binari, ma per intuizione e coerenze che emergono solo a un livello non computabile.
Come osserva Faizal, “alcuni aspetti della realtà sono accessibili solo attraverso una comprensione non algoritmica: qualcosa che nessuna macchina potrà mai simulare.”
La fisica che supera la fantascienza
Negli ultimi decenni, la fisica ha già compiuto un salto concettuale enorme. La teoria della relatività di Einstein ha superato la meccanica newtoniana, e la meccanica quantistica ha ridefinito il concetto stesso di materia.
Oggi, le teorie più avanzate – come la gravità quantistica – ipotizzano che persino lo spazio e il tempo non siano entità fondamentali, ma emergenze di una realtà ancora più profonda: l’informazione pura.
Ma anche se l’universo fosse costruito su “bit” di informazione, questo non lo renderebbe simulabile. Perché, come dimostrano i nuovi teoremi, non tutta l’informazione può essere compressa o calcolata.
Fine del mito della simulazione
Il fascino dell’universo-simulazione nasce dal desiderio di spiegare l’inspiegabile: se tutto è codice, allora ogni evento, anche il più misterioso, avrebbe una logica precisa. Ma la nuova frontiera della fisica ribalta la prospettiva: la realtà contiene elementi che nessun codice potrà mai riprodurre, perché trascendono la logica computazionale.
“Basandoci su teoremi di incompletezza e indefinibilità,” scrivono i ricercatori, “dimostriamo che una descrizione coerente e completa della realtà non può essere ottenuta attraverso il calcolo. Serve qualcosa che va oltre: una comprensione non algoritmica.”
Un universo irriducibile alla macchina
La conclusione è netta: il nostro universo non è una simulazione, e non potrà mai esserlo.
Non perché manchino computer abbastanza potenti, ma perché la realtà stessa non si lascia tradurre interamente in un linguaggio di zeri e uno.
Questa scoperta riporta l’indagine scientifica su un piano più ampio, dove la fisica incontra la filosofia. L’universo, sembra dirci la matematica, non è un software da decifrare, ma un mistero da comprendere.
E, per quanto la scienza possa progredire, ci sarà sempre una parte di realtà che sfugge al calcolo – quella zona viva, imprevedibile e irriducibile che rende il nostro mondo così autenticamente… reale.
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