Recensione Dead Island 2 – il seguito che stavamo aspettando

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Dead Island 2 è il seguito che stavamo aspettando, un’attesa durata ben 12 anni, ma che ha portato indiscutibilmente i propri frutti, permettendo agli utenti di godere di un’esperienza assolutamente divertente, lineare e spensierata, di pura distruzione di zombie. Vediamolo assieme nella nostra recensione completa.

 

Grafica e Trama

Il costrutto narrativo ripercorre in parte i passi osservati con il primo episodio, una nuova catastrofe virale ha colpito il pianeta, le misure di contenimento che il Governo degli Stati Uniti aveva messo in atto, per cercare di arginare appunto la diffusione, è andato fallito. L’ultima spiaggia era trasportare, via aereo, i non infetti all’esterno della città, proprio su uno di questi velivoli si trova il nostro personaggio; tutto sembra andare per il verso giusto, fino a quando non precipita nella zona rossa, e darà avvio ad una lotta per la sopravvivenza, sempre con l’obiettivo di andarsene una volta per tutte.

L’intera esperienza è localizzata in Hell-A, una Los Angeles infernale costellata di zombie, riprodotta alla perfezione nella quale gli sviluppatori sono stati in grado di importare il mood caratteristico della zona. Le texture non sempre sono perfette, ma camminare per le strade ti fa sentire quella brezza che solo LA è in grado di offrire, senza perdere di visa le attrazioni simbolo, oppure tutte quelle luci che sono l’anima della notte.

Oltre a questo i dettagli sono precisi, il colpo d’occhio impressionante, ed anche l’ottimizzazione del codice non presenta difetti, nella nostra prova su PS5 non abbiamo mai notato cali di frame rate degni di nota. La “pazzia” di Dead Island 2 non la ritroviamo solamente nelle azioni che siamo chiamati a compiere quotidianamente, ma anche nei personaggi che incroceremo, decisamente sopra le righe, sempre però in grado di acquisire in pochissimi secondi una serietà inaspettata. Il dualismo funziona alla perfezione, i dialoghi non sono propriamente originali, però dobbiamo ammettere essere piacevole seguirli, senza continuare a “skippare”.

E’ superfluo sottolineare quanto Dead Island 2 sia un gioco macabro e ricco di schizzi di sangue, la fisica degli zombie, comunemente ben definiti, è forse uno degli aspetti meglio riusciti dell’intera avventura. La loro composizione ‘a strati’, più precisamente vestiti, pelle, muscoli e ossa, restituisce un feedback di resistenza ad ogni colpo del giocatore, offrendo così una fedeltà ed un realismo che altrimenti il classico gioco in prima persona non sarebbe in grado di offrire.

 

Gameplay e meccanica di gioco

All’inizio dell’avventura è necessario scegliere il proprio personaggio, tra sei, tutti caratterizzati da specifiche abilita (carte uniche) o caratteristiche fisiche (velocità, resistenza), con ricordi ben impressi che contraddistinguono alcune aree della mappa, che porteranno il personaggio a reagire in modo differente, o intavolare una discussione.

In un mercato costellato di open world, Dead Island 2 decide di andare in controtendenza, proponendo un’esperienza articolata su un percorso obbligato, ma con mappe sufficientemente ampie e ricche di segreti da scoprire, più che altro nuove armi per combattere gli zombie. Il level design è gradevole ed apprezzato, anche se va detto che il 90% delle dieci ore che vi terranno impegnati, le passerete ad uccidere gli zombie, piuttosto che ad esplorare.

Le novità rispetto al capitolo precedente sono molteplici, troviamo un nuovo sistema di crafting, che permette di costruire le armi (migliorandole inoltre), senza dimenticarsi della possibilità di incrementare il nostro potere, andando a tutti gli effetti a riciclare fisicamente le parti che compongono gli zombie (abilità sbloccabile solo verso la metà dell’avventura). Il ritmo elevato e la colonna sonora incalzante mantengono sempre alto il livello dell’attenzione, e di godimento, del giocatore finale, sebbene comunque manchi una progressione, ed il gameplay mostri tutta la sua semplicità.

Apprezzate sono le interazioni con l’ambiente circostante, il che permette di creare vere e proprie trappole per gli zombie, come le taniche di benzina, riempire aree d’acqua per poi inondarle di elettricità e simili, riducendo il più possibile lo scontro fisico con il nemico. L’unica personalizzazione dell’avventura viene proposta con il sistema delle carte, le cosiddette abilità uniche che differenziano i singoli personaggi, che potranno essere scoperte esplorando i vari livelli (oltre che offerte al momento della selezione). La costruzione di una build unica è limitata, sia chiaro, ma è comunque una lieve possibilità di creare il personaggio sull’impronta che si vuole dare al gameplay. Le armi, a loro volta, possono essere modificate sui tavoli di lavoro dislocati nell’area di gioco, riuscendo così a perfezionarle in relazione all’utilizzo che se ne vuole fare, si potrà aumentare la forza, la velocità, la durabilità o simili.

La progressione sotto questo punto di vista è molto buona, proprio perché nella fase iniziale l’utente si ritroverà a maneggiare solamente oggetti contundenti, che si tramuteranno in armi da fuoco, tra cui mitra e non solo, o anche la modalità furia che permetterà di uccidere con le proprie mani i nemici.

 

Dead Island 2 – conclusioni

In conclusione Dead Island 2 rappresenta il giusto seguito che stavamo aspettando, un titolo assolutamente divertente che concederà ai giocatori decine di ore spensierate, e ricche di violenza, da trascorrere da soli o con amici. Eccellente l’ambientazione e la grafica in generale, il gameplay è ancorato al passato ma ancora attuale, buona l’introduzione del sistema di carte, con una fisica sempre fedele alla realtà. La longevità, di circa 20 ore, la riteniamo più che adeguata, peccato che la rigiocabilità sia effettivamente ridota ad un lumicino.

 

Dead Island 2

7.8

Trama

7.0/10

Grafica

8.5/10

Meccanica di gioco

8.0/10

Gameplay

8.0/10

Longevità

7.5/10

Pros

  • Longevo al punto giusto
  • Graficamente eccellente
  • Gameplay datato ma divertente
  • Sistema delle carte apprezzzato

Cons

  • Rigiocabilità minima

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