The Chant è un survival horror che assume tinte differenti rispetto agli standard a cui siamo abituati, riuscendo a fondere il giusto mix tra avventura grafica ed un gameplay che punta forte sulla singolarità dei vari personaggi, il tutto condito con una grafica di buon livello. Vediamolo da vicino nella nostra recensione completa.
Il titolo inizia con uno spezzone molto inquietante, una setta sta svolgendo uno strano rituale su un’isola sconosciuta, si vedono una serie di persone poste in cerchio, vicine ad un oggetto che pare assomigliare ad un portale. Tutto sembra andare per il verso giusto, fino a quando una donna decide di fuggire via, interrompendo il processo, e causando conseguenza di cui ne sentiremo parlare per molto tempo (forze oscure si riversano nel nostro mondo).
Una scena che funge da introduzione all’ambientazione in cui si troverà la protagonista, Jessica Bears, una normale ragazza che soffre ancora a causa di un evento che l’ha letteralmente traumatizzata in passato. Per cercare di staccare dal presente, il personaggio viene invitato da una sua amica a trascorrere un periodo di ritiro spirituale (capitanato da Tyler), su un’isola dimenticata, il cui è nome Glory Island.
La stessa amica vive sull’isola da diversi anni, centro di ritrovo per persone che hanno subito traumi nel passato, i quali vengono curati psicologicamente con la scienza prismatica. A prima vista appare come un mondo idilliaco in cui davvero recuperare le energie mentali, peccato che presto la stessa Jessica si accorga che la realtà è ben diversa da quanto mostrato in superficie, è una vera e propria setta che nasconde segreti impronunciabili, che si mostreranno in un susseguirsi di colpi di scena molto avvincenti.
Senza anticiparvi nient’altro, la narrazione è indubbiamente piacevole ed appassionante, il ritmo è buono e riesce a catturare l’attenzione del giocatore, senza puntare eccessivamente sui jumpscare, ed è sicuramente un bene, poiché mostra una maggiore attenzione nel creare una storia coinvolgente, piuttosto che puntare solo sullo “spavento facile”.
The Chant è l’opera ultima di Brass Token, un piccolo studio canadese fondato nel 2017, un progetto su cui hanno lavorato sviluppatori esperti, ma che allo stesso tempo non ha mai goduto di budget da tripla A. Una doverosa premessa per giustificare la nostra piacevole sorpresa nell’apprendere l’ottimo risultato raggiunto, l’intera esperienza è fluida, senza lag o rallentamenti di frame rate.
La conta poligonale è più che sufficiente, con texture ben definite e comunque un’ottima gestione dell’HDR, con colori ben bilanciati e forti luci che vengono utilizzate sapientemente per creare la giusta atmosfera da film horror. Piacevoli sono anche le espressioni sui volti dei personaggi, i quali sono realizzati con modelli precisi e definiti, nonché con meccaniche che non si discostano troppo dalla realtà.
Il tutto è accompagnato da una colonna sonora azzeccata e coinvolgente, che accompagna alla perfezione le varie (dis)avventure del personaggio principale. Un comparto tecnico piacevole e ben realizzato, che riesce a lanciare un forte segnale: anche con poco si può ottenere davvero molto.
Una componente fondamentale di The Chant è sicuramente l’esplorazione, il titolo è interamente ambientato su un’isola visitabile quasi completamente, ricordando che comunque non si tratta di un open world. La mappa non è grandissima, per limitare la complessità nello sviluppo, sono stati anche introdotti vari edifici, atti proprio a spezzare il più possibile il mondo di gioco, e per i quali sarà necessario recuperare la giusta chiave, spingendo difatti il giocatore ad esplorare il più possibile.
Il rituale di cui vi abbiamo parlato all’inizio, ha aperto le porte della nostra dimensione a demoni, il cui unico obiettivo è infestare il mondo. Gli spiriti hanno la facoltà di impossessarsi di oggetti di vario tipo, ma anche di esseri viventi; a differenza dei vari survival horror, in The Chant il personaggio avrà l’occasione di combattere, a patto che realizzi armi di fortuna, oppure utilizzi i consumabili per colpire i punti deboli dei nemici (ad esempio la salvia). Nessun vi obbligherà al combattimento, potrete anche decidere di correre via, e non voltarvi mai.
Il filo conduttore dell’intero gioco, è comunque legato all’avventura grafica, situazione che condivide molte cose con i vari The Dark Pictures Anthology. L’utente viene continuamente posto dinnanzi ad una serie di scelte da compiere, che potranno modificare i rapporti con le altre persone sull’isola, spingendo la trama verso una conclusione specifica (sono invece assenti i quick time event).
La differenza principale in confronto al suddetto titolo, è più che altro legata al gameplay, decisamente più profondo e ben congeniato, che offre all’utente un’ampia possibilità di scelta, ed una libertà che non troviamo nelle altre avventure grafiche. L’obiettivo ultimo dell’esperienza, oltre che naturalmente sopravvivere, è di mantenere il personaggio il più stabile possibile, per questo troviamo tre parametri: Spirito, Corpo e Mente.
Una Jess bilanciata è sicuramente migliore, nessuno però vi vieta di puntare più sullo Spirito, a discapito degli altri o viceversa. Ciò che convince è l’incidenza che hanno anche queste scelte sull’ambiente circostante, e sul prosieguo dell’avventura; ad esempio, restando troppo tempo al buio, o nelle vicinanze dei nemici, la Mente verrà messa davvero a dura prova (come in Amnesia, ad esempio) e potrebbe causare un attacco di panico, ricevere dei colpi coinvolgerà particolarmente il Corpo e così via. Il ripristino dei valori al livello standard è possibile tramite una serie di consumabili, più precisamente erbe, che possono essere reperiti direttamente sull’isola.
In conclusione The Chant è un titolo che tutti gli amanti delle avventure grafiche horror dovrebbero assolutamente giocare, non introduce una trama innovativa o esclusiva (sette, isole sperdute e demoni sa di già visto), ma riesce a raccontarla in maniera perfetta, coinvolgendo in un’esperienza dalla giusta longevità (adeguata al prezzo di vendita). Ottima la scelta di introdurre qualcosa di nuovo nel gameplay, rendendo il giocatore più partecipe, senza limitarlo alle sole scelte multiple, e spingendo forte sull’esplorazione di un’isola che porterà angoscia ad ogni passo.
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