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Recensione Triple Take: un platform semplice per tutti

Triple Take è uno dei platform più semplici che abbiamo mai visto, un titolo che non eccelle in termini di comparto grafico, di costrutto narrativo o di gameplay, ma che risulta essere sufficientemente complesso e portante, oltre che alla portata di tutti i consumatori. Vediamolo da vicino nella recensione completa.

 

Trama e Grafica

Mistero e dubbio si celano nella trama di Triple Take, un titolo che non sfrutta un costrutto particolarmente complesso, ma che convince con alcuni aspetti che non troviamo altrove. La prima cosa che capiamo è che qualcuno è rimasto intrappolato all’interno del videogame, non tanto per sua volontà, quanto perché un’altra entità lo costringe a non abbandonare la scena. Quest’ultima ostacola la nostra progressione, nel corso dell’esperienza ci troveremo a tutti gli effetti costretti ad apportare modifiche anche alla cartella del nostro sistema (virtuale ovviamente), pur di ingannare l’entità malevola e permettere al povero intrappolato di uscirne definitivamente.

Una trama semplice e già vista, ma ben organizzata che permette comunque di seguire un filo conduttore che ci accompagna per tutta l’esperienza. Il comparto grafico è forse la nota più dolente di Triple Take, l’intero gioco si organizza in due dimensioni, con una pulizia a schermo decisamente buona, anche se decisamente carente di dettagli, di texture e di conta poligonale. Nella nostra prova su PC/Steam non abbiamo riscontrato alcun calo di frame rate, ciò sta a significare che l’ottimizzazione, nella sua semplicità, è comunque molto buona. La colonna sonora, realizzata con la coadiuvazione di Tobias Roberts, è ottima ed adeguata alla tipologia dell’esperienza.

 

Gameplay e Meccanica di gioco

Triple Take è un platform game in 2D a scorrimento orizzontale, il livello di difficoltà è sufficientemente elevato, infatti a dispetto dell’estrema semplicità raccontata poco sopra, il gameplay è buono e solido, pronto a mettere in difficoltà continuamente il giocatore. Lo scopo dei livelli sarà quello di raggiungere la bandierina finale, cercando di evitare i pericoli e gli ostacoli che si incroceranno nel raggiungimento dell’obiettivo.

A differenza di quanto potremmo pensare, ogni livello sarà da giocare ben 3 volte, con difficoltà crescente ed altrettante differenze nell’organizzazione dello stage, con percorsi completamente differente gli uni tra gli altri. Il gameplay in sè è basilare, infatti i comandi permettono solamente di controllare il piccolo personaggio, con movimenti e saldi, oltre ai vari trampolini da sfruttare per raggiungere altezze completamente differenti.

La longevità è ridotta, l’esperienza si articola su 5 mondi, suddivisi in 10 livelli, con tanto di boss fight finali (anch’esse da completare 3 volte). Le differenze tra i mondi sono pressoché minime, poiché cambieranno i colori di base (infatti tutto il gioco è su sfondo nero), con l’aggiunta di trappole e meccanismi inediti. Il gioco è palesemente un trial and error, in cui l’utente sarà continuamente costretto a ripetere sessioni o stage, con tanti tentativi che permetteranno così il giusto completamento della scena.

 

Triple Take – conclusioni

In conclusione Triple Take è un gioco per PC che soddisfa i requisiti di un utente che non vuole troppo ragionare o godere di una grafica complessa, basandosi interamente su un gameplay solido ed immediato, anche se a volte troppo semplice. La grafica di bassa qualità rende l’esperienza molto monotona, le sequenze trial and error sono spesso sfiancanti, anche senza mai sfociare completamente nel nervosismo e nell’esasperazione dell’utente alle prime armi. Se volete spendere poco e godere di qualche ora (poche) di buon gameplay, allora Triple Take fa al caso vostro.

Denis Dosi

Appassionato di tecnologia e di scrittura sin dalla tenera età, mi laureo in Ingegneria Informatica presso il Politecnico di Milano nel 2016. Ora lavoro con Focustech riuscendo a combinare le mie due più grandi passioni.

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