Recensione Wild Hearts: un buon rivale di Monster Hunter

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Wild Hearts è il nuovo titolo di Omega Force, con alle spalle il publisher Electronic Arts, che vuole sfidare il dominio indiscusso di Monster Hunter, nei titoli di caccia grossa, esperienze che portano l’utente a lanciarsi all’inseguimento di un bestiario sempre più vario e difficile da sconfiggere. Ma di cosa stiamo parlando esattamente? approfondiamolo nella nostra recensione completa.

 

Trama

A dispetto di quanto siamo solitamente abituati a vedere nei titoli dello stesso tipo, Omega Force ha deciso di cercare di ampliare il costrutto narrativo, fornendo un filo di collegamento di tutta l’avventura, senza focalizzare la propria attenzione solo sulla spettacolarizzazione delle creature e degli scontri. La complessità non è elevata, ma è l’intenzione che conta, il voler proporre un qualcosa di diverso, con esiti ben riusciti permette di apprezzare maggiormente il titolo.

A conti fatti nel corso dell’avventura impersoniamo un cacciatore che giunge da molto lontano, il quale presenta una peculiarità unica, può creare i karakuri, veri e propri macchinari che, tramite il guanto che indossa, si possono materializzare dal nulla. Una tecnica che pochissimi al mondo (e negli anni) sono stati in grado di padroneggiare, il che gli conferisce un’aura di mistero e di rispetto da parte della popolazione di Minato, una piccola cittadina arroccata sulle montagne, e presa da assalto da ogni dove da parte di mostri sempre più temibili e pericolosi. Il nostro compito sarà quello di proteggerla al massimo delle nostre potenzialità, conoscendo di volta in volta i vari personaggi che la popolano, pronti ad assegnarci importanti missione secondarie, in alcuni casi abbastanza lineari.

 

Grafica

La nostra prova si è svolta su PS5, all’avvio è possibile scegliere tra due modalità grafiche, per poter apprezzare la spettacolarità e rapidità degli scontri, abbiamo optato per valorizzare il frame rate, generalmente molto stabile, se non qualche piccolo tentennamento trascurabile, e non in grado di inficiare l’esperienza. Il rendering dei volti è accurato e piacevole, con un timing perfetto nella riproduzione audio e dei dialoghi, nonché espressioni facciali abbastanza accurate e precise. La direzione artistica è complessivamente ottima, alcuni scorci sono incantevoli, come prati fioriti o visioni idilliache di aree che ricordano il giardino dell’Eden, con dettagli ed una conta poligonale più che sufficiente. Il bestiario è vario, accurato ed assolutamente ispirato artisticamente, alcuni animali sono bellissimi da vedere, come dimenticare Zanna Reale, uno dei primi che si incontra nell’avventura.

Ciò che lascia a desiderare sono una serie di bug che rendono il titolo meno pulito di quanto avremmo sperato, la telecamera non sempre si regola alla perfezione, anche bloccandola sul nemico (solo con gli animali più grandi), spesso va in difficoltà, come anche una serie di compenetrazioni anti-estetiche che mostrano un livello di ottimizzazione assolutamente migliorabile. Niente che non si possa risolvere con vari aggiornamenti, che siamo sicuri verranno rilasciati in tempi brevi.

Lodevole il doppiaggio completo in lingua italiana (sia video che audio), con una resa ottima e ben realizzata nell’interpretazione da parte degli attori. La colonna sonora è adeguata all’esperienza, incalzante nelle fasi più concitate degli scontri, rilassante in tutte le altre.

 

Meccanica di gioco e Gameplay

Wild Hearts è un action-game con derivazione GDR, il personaggio di per sé non è potenziabile, per questo motivo la progressione e l’approccio agli scontri ruota attorno alle gestione delle armi e delle armature. Gli elementi da impugnare sono complessivamente otto, a prima vista potrebbero apparire come pochi, ma sono più che sufficienti per offrire un impatto diversificato negli scontri, ed un’ottima progressione che richiederà molto tempo per padroneggiarli completamente, grazie a potenziamenti che portano a nuove abilità o mosse uniche. Un’eccellente varietà che offre all’utente la possibilità di impostare lo scontro seguendo le proprie linee di pensiero e abitudini, ma anche di diversificarlo in relazione al nemico da sconfiggere.

Nell’azione vera e propria sarà necessario prestare particolare attenzione alla Stamina, la quale si consumerà anche semplicemente scattando o effettuando una schivata, ed anche ad una barra di energia (si ricarica ad ogni colpo), la quale permetterà di liberare una mossa unica, differenziata appunto di arma in arma. La difficoltà è volutamente tarata verso l’alto, ogni scontro viene caratterizzato da una indicazione iniziale (le stelline a fianco del nome dell’animale), e suddiviso in varie sessioni, inframezzate dalla fuga dell’animale verso un’altra area. La suddivisione è fondamentale per recuperare energia vitale, o collezionare oggetti/cibo, ogni parte è contraddistinta da una crescente aggressività della bestia, e da pattern di attacco differenti.

Tutto il gameplay ruota attorno ai karakuri, è vero le armi e le combinazioni di attacchi sono fondamentali, ma questi macchinari rappresentano a conti fatti il tratto distintivo di Wild Hearts, una soluzione perfettamente inserita nella meccanica di gioco. Disponibili via via nel corso dell’avventura, si parte con i cubi da cui spiccare un salto (o creare una barriera) o molle che permettono di allontanarsi rapidamente, sono elementi essenziali per riuscire a sconfiggere rapidamente i nemici, o a stordirli anche per pochi secondi, in modo da sferrare tantissimi colpi. La creazione dei karakuri è collegata direttamente al “filo“, un’essenza che è possibile estrarre da fonti, piante o dalle ferite degli stessi Kemono nel corso degli scontri, l’utente dovrà saper gestire sapientemente il tutto, per riuscire comunque a portare a termine la battaglia.

Il farming rappresenta una parte fondamentale dell’intera esperienza di Wild Hearts, elementi che si acquisiscono nel corso dei combattimenti con gli animali, o che sono facilmente reperibili in una mappa dalla struttura open world ben congeniata e dotata di un level design più che buono. All’interno della stessa sarà possibile creare piccoli hub, presso i quali poter installare i cosiddetti karakuri del drago, vere e proprie costruzioni che risultano utilissime nel prosieguo dell’avventura. Si passa dalla classica tenda che permette il viaggio rapido, sino a raggiungere il rampino da lanciare e spostarsi da una parte all’altra della mappa, oppure barche che pescano alcuni materiali, torri di guardia che permettono di individuare i Kemono all’interno della mappa, e molto altro ancora. Un’esplorazione facilitata ed impreziosita dalla presenza di armature che ereditano le abilità delle precedenti, così da riuscire a costruire il set “perfetto”, senza eccessive complessità, ed allo stesso tempo una longevità che non si discosta dai titoli dello stesso genere.

 

Wild Hearts – conclusioni

In conclusione Wild Hearts è un ottimo titolo che riesce ad espandere l’accessibilità degli hunting game verso una fetta più grande di utenti, non solo gli appassionati di Monster Hunter, puntando su meccaniche più snelle e meno macchinose rispetto al titolo di riferimento. I suoi punti di forza sono, oltre ad una direzione artistica ispirata, un gameplay solido ed in grado di innovare con gli harakuri, riuscendo a creare il giusto mix nella difficoltà generale, che renderà felici anche i neofiti.

Dall’altro lato della medaglia troviamo comunque una ottimizzazione non perfetta, alcuni bug grafici e compenetrazioni varie sono da rimuovere, migliorando così l’esperienza complessiva, come anche la gestione della telecamera, rivedibile sopratutto negli scontri con i kemono più grandi.

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