Come lo studio della mente dei neonati sta rivoluzionando la nostra idea di coscienza

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Negli ultimi anni, un campo della ricerca ha iniziato a scuotere dalle fondamenta la nostra concezione di coscienza: lo studio della mente dei neonati. Per molto tempo si è pensato che la coscienza emergesse lentamente, maturando con l’età e con lo sviluppo del linguaggio. Oggi, però, neuroscienziati e psicologi stanno scoprendo che già nei primissimi mesi di vita i bambini possiedono forme di coscienza sorprendenti.

Gli studi di neuroimaging sui neonati, grazie a tecnologie come la risonanza magnetica funzionale e l’elettroencefalografia ad alta densità, rivelano un’attività cerebrale complessa già nei primi giorni dopo la nascita. I neonati sembrano distinguere tra stimoli familiari e nuovi, reagire a emozioni espresse da altre persone e persino mostrare aspettative su ciò che dovrebbe accadere nel mondo che li circonda.

Neonati e coscienza: una rivoluzione silenziosa nella scienza della mente

Queste scoperte obbligano i ricercatori a ripensare cosa significhi “essere coscienti”. Non si tratta solo di avere pensieri complessi o di poter verbalizzare esperienze, ma forse di possedere un senso primordiale di presenza e relazione con l’ambiente, anche senza il linguaggio. Una coscienza più sfumata, ma già attiva, radicata nella percezione e nelle emozioni.

Un esempio affascinante è il modo in cui i neonati sembrano comprendere la causalità: in esperimenti semplici, mostrano sorpresa quando vedono eventi “impossibili”, come oggetti che attraversano barriere solide. Questo suggerisce una sorta di “aspettativa” implicita sulla realtà, una capacità che alcuni scienziati considerano una forma primitiva di coscienza razionale.

Le implicazioni filosofiche sono profonde. Se la coscienza esiste in forma rudimentale prima dello sviluppo del linguaggio e della razionalità piena, potremmo dover riconsiderare teorie che la legano esclusivamente alla riflessione consapevole o al pensiero astratto. Invece, la coscienza potrebbe essere una caratteristica molto più diffusa e precoce della vita umana.

Migliori testimoni di cosa significhi davvero “essere vivi” fin dall’inizio

Questa nuova prospettiva ha anche risvolti etici. Se i neonati sono portatori di una forma autentica di coscienza, allora anche le nostre responsabilità nei loro confronti devono essere ripensate, non solo in termini di cura fisica, ma anche di rispetto per la loro esperienza soggettiva del mondo.

Infine, comprendere come si sviluppa la coscienza nei neonati potrebbe aiutarci a gettare luce su questioni ancora più vaste, come l’origine della mente negli esseri umani e l’emergere della coscienza nella storia evolutiva. In fondo, i neonati potrebbero essere i nostri migliori testimoni di cosa significhi davvero “essere vivi” fin dall’inizio.

Foto di Happy Films su Unsplash

Marco Inchingoli
Marco Inchingoli
Nato a Roma nel 1989, Marco Inchingoli ha sempre nutrito una forte passione per la scrittura. Da racconti fantasiosi su quaderni stropicciati ad articoli su riviste cartacee spinge Marco a perseguire un percorso da giornalista. Dai videogiochi - sua grande passione - al cinema, gli argomenti sono molteplici, fino all'arrivo su FocusTech dove ora scrive un po' di tutto.

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