È ormai ufficiale, c’è acqua su Marte! Tuttavia la gran parte è ghiacciata e il resto si unisce al sale, rendendolo inutile per i futuri astronauti che atterreranno sul pianeta entro il 2033. Ora, un team della Washington University di St. Louise ha sviluppato un sistema che trasforma l’acqua inutilizzabile in carburante e ossigeno.
Il sistema utilizza l’elettricità per scomporre l’acqua salata in ossigeno e idrogeno e ha dimostrato di funzionare in un’atmosfera marziana a -33 gradi Fahrenheit. Questo elettrolizzatore di salamoia produce anche 25 volte più ossigeno rispetto all’esperimento della NASA con il rover Marte 2020. La tecnologia potrebbe essere utile anche sulla Terra dove renderebbe gli oceani una valida fonte di ossigeno e carburante.
Il dispositivo è progettato con due lati: uno divide l’acqua per formare uno ione idrossile e l’altro la divide per produrre ossigeno. La tecnologia attualmente esiste sulla Terra, ma è costosa e non potrebbe resistere alle temperature gelide di Marte.
I ricercatori hanno deciso di creare una versione portatile che funzionasse continuamente sul Pianeta Rosso e che possa funzionare senza la necessità di riscaldare o purificare la fonte d’acqua. La ricerca deriva dal Phoenix Mars Lander della NASA che è atterrato su Marte nel 2008. Il veicolo ha “toccato e assaggiato” il vapore acqueo che proveniva dal ghiaccio sciolto che ha scavato lungo il suo viaggio.
Da allora, il Mars Express dell’ISS ha scoperto diversi stagni sotterranei d’acqua che rimangono allo stato liquido grazie alla presenza di sale. Gli scienziati sono consapevoli che per vivere su Marte, anche solo temporaneamente, gli astronauti dovranno produrre alcune delle loro necessità sul Pianeta Rosso, in particolare ossigeno per respirare e carburante per viaggiare nuovamente sulla Terra o oltre.
Il rover Perseverance della NASA sta attualmente viaggiando su Marte portando strumenti che utilizzeranno l’elettrolisi ad alta temperatura. Il team spera di collaborare con la NASA per sviluppare ulteriormente il sistema e vederlo anche utilizzato per aiutare i subacquei a esplorare ambienti inesplorati sulla Terra, nelle profondità marine.
Ph. Credit: NASA JPL
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