Negli ultimi anni, la prescrizione di farmaci stimolanti per il trattamento del Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD) è cresciuta in maniera significativa, soprattutto tra adolescenti e giovani adulti. Medicinali come il metilfenidato (più noto con il nome commerciale Ritalin) e l’amfetamina sono considerati efficaci per migliorare la concentrazione e ridurre l’iperattività. Tuttavia, recenti studi sollevano preoccupazioni sul possibile legame tra dosaggi elevati di questi farmaci e l’insorgenza di episodi psicotici.
Una ricerca pubblicata su riviste scientifiche di rilievo ha rilevato che i pazienti trattati con dosi più alte di stimolanti presentano un rischio maggiore di sviluppare sintomi psicotici, come allucinazioni o deliri. Sebbene il fenomeno sia relativamente raro, l’aumento del rischio non può essere ignorato, soprattutto in una popolazione già vulnerabile come quella dei giovani.
Troppi stimolanti per l’ADHD? Aumenta il rischio di psicosi nei giovani
Secondo i ricercatori, il meccanismo dietro questo rischio sarebbe legato all’eccessiva stimolazione della dopamina, un neurotrasmettitore coinvolto tanto nell’attenzione quanto nei disturbi psicotici. Quando i livelli di dopamina aumentano troppo, soprattutto in alcune aree del cervello, può verificarsi una sorta di “corto circuito” che dà origine a percezioni alterate della realtà.
Il problema non riguarda tanto l’uso controllato dei farmaci, quanto piuttosto l’eventuale abuso o la somministrazione a dosaggi non adeguatamente monitorati. Alcuni giovani, ad esempio, assumono dosi più alte di quelle prescritte per migliorare le prestazioni scolastiche o lavorative, sottovalutando i possibili effetti collaterali gravi.
A complicare il quadro c’è il fatto che i sintomi iniziali di una psicosi possono essere difficili da distinguere da altri disturbi psichiatrici o effetti collaterali lievi. Ciò rende ancora più importante il ruolo del medico curante, che deve monitorare attentamente la risposta del paziente alla terapia, specie nei primi mesi di trattamento o in caso di aumento del dosaggio.
Un equilibrio tra efficacia terapeutica e sicurezza
Gli esperti sottolineano che i farmaci stimolanti restano una risorsa fondamentale per il trattamento dell’ADHD, ma invitano a un uso prudente e responsabile. “Non si tratta di demonizzare i farmaci”, ha spiegato uno psichiatra coinvolto nella ricerca, “ma di ricordare che ogni terapia va adattata al singolo paziente, con un attento bilancio tra benefici e rischi”.
In risposta a queste preoccupazioni, alcuni centri clinici stanno rivedendo i protocolli di somministrazione, privilegiando dosi più basse e l’uso di alternative non farmacologiche, come la psicoterapia cognitivo-comportamentale o il neurofeedback, nei casi più lievi.
In definitiva, la sfida per il futuro sarà trovare un equilibrio tra efficacia terapeutica e sicurezza. L’obiettivo rimane offrire ai pazienti con ADHD un trattamento che migliori la qualità della vita, riducendo al minimo i rischi per la salute mentale. E come sempre, l’informazione e la consapevolezza sono i primi strumenti per una scelta terapeutica consapevole.
Foto di Christina Victoria Craft su Unsplash