Fare una passeggiata sulla spiaggia a piedi nudi può venire facilmente resa un’esperienza disgustosa con l’arrivo in massa delle alghe. Ultimamente l’invasione da parte di questi organismi si è presentata con più frequenza a causa dei cambiamenti climatici. In alcune zone del globale questo fenomeno si è aggravato ancora di più e tra questi ci sono le coste della Florida e del Messico. Quest’ultime, ultimamente, sono invase da cumuli lunghi chilometri di alghe marroni, viscide e fetide. La colpa in questo però non è da attribuire solo al clima, ma ad un altro paese.
In Brasile, da non molto, è cambiato il governo il quale ha deciso di intraprendere un azione non esattamente definibile di conservazione dell’Amazzonia. La foresta definita per antonomasia come il polmone verde del nostro pianeta è attualmente vittima di una deforestazione selvaggia che tra l’altro sta causando anche questo inconveniente alle spiagge sud-orientali dell’America del Nord.
La deforestazione dell’Amazzonia e le alghe
L’abbattimento degli alberi viene fatto solamente per vendere il legname, ma piuttosto per creare nuove zone agricole. Per renderle fertili si usa un gran numero di fertilizzanti i quali finiscono inevitabilmente per riservarsi nel Rio delle Amazzoni. Proprio alla foce di tale corso d’acqua, quindi dove si immette nell’Oceano Atlantico, un gruppo di ricercatori ha trovato un’eccessiva forma di fioritura dell’alga sargassica. Il rosso di quest’ultima è famoso, persino Cristoforo Colombo l’aveva descritta quando l’aveva vista per la prima volta.
Le parole di Chuanmin Hu, l’autore dello studio: “Una domanda fondamentale è se siamo arrivati al punto in cui gli eventi ricorrenti di GASB e beaching possono diventare la nuova norma. Sotto il continuo arricchimento dei nutrienti a causa della deforestazione e dell’uso di fertilizzanti in agricoltura. La risposta è probabilmente positiva.”