Sono ormai mesi su mesi che parliamo di come la deforestazione dell’Amazzonia supera sempre più ogni record. Ultimamente è stato registrato un continuo aumento rispetto agli anni precedenti, con ben poche eccezioni. Nella prima metà dell’anno la tendenza non è cambiata e neanche nel pieno della pandemia, ma qualcosa a luglio è cambiato.
Secondo i dati resi disponibili rispetto all’ultimo mese, c’è stata una riduzione della deforestazione. Una situazione particolare che sta dividendo due gruppi di persone. Da un lato ci sono gli ambientalisti che non stanno ancora gridando al successo mentre gli investitori che vogliono la deforestazione si sono spaventati.
I dati ufficiali parlano di una perdita di foresta pari alle dimensioni di Londra, 1.600 chilometri quadrati. Nello stesso mese del 2019 la perdita è stata di 2.250 chilometri quadrati, poco meno di un terzo in meno. Secondo il capo del consiglio nazionale amazzonico del Brasile, si tratta di un inversione di tendenza.
L’Amazzonia e la deforestazione
I dati non sono comunque buoni. Tra il primo gennaio e il 31 luglio sono andati persi oltre 4.730 chilometri quadrati di foresta, un leggero aumento rispetto all’anno precedente. La differenza in sé è ancora maggiore se si guarda i dati annuali. Tra luglio 2020 e agosto 2019 sono andati persi o bruciati 9.200 chilometri quadrati. Il periodo precedente di 12 mesi ha visto una perdita di molto inferiore, 6.800 chilometri quadrati.
Le parole del direttore scientifico dell’Amazon Environmental Research Institute, Ane Alencar: “Non possiamo festeggiare di non aver superato il record del 2019. È positivo, ma è importante capire che 1.600 km2 sono tanti. Gli incendi di solito iniziano a giugno, accelerano ad agosto e raggiungono il picco a settembre”.