In quest’ultimo periodo le temperature in Antartide, noto per essere il luogo più freddo del Pianeta, sono arrivate sino a 20° C. Una condizione davvero particolare e anche preoccupante. I ghiacci si sciolgono facendo comparire isole sconosciute, la calotta polare si riduce e i grandi ghiacciai collassano.
Uno scenario davvero quasi apocalittico, su cui ha espresso la sua preoccupazione Ugo Bardi, docente presso la Facoltà di Scienze MM. FF. NN. a Firenze. Bardi ha dimostrato un notevole interesse per ciò che sta accadendo in Antartide, un luogo da cui si è sempre sentito attratto, grazie anche al contatto con i colleghi italiani che lavorano nella base al Polo Sud.
Come afferma Bardi l’Antartide è ”coperto quasi tutto di una calotta di ghiaccio spessa quasi 2 km. Se i ghiacci antartici si fondessero, il livello del mare salirebbe di una sessantina di metri”. E questo sarebbe davvero un grande problema per noi esseri umani, molte città ed intere nazioni finirebbero sott’acqua e la civiltà, così come la conosciamo subirebbe notevoli cambiamenti. Ma il processo di scioglimento dell’Antartide non è per fortuna, e per il momento, a ritmi tali da farci piombare repentinamente nel caos.
Quando l’Antartide era una terra verde
Come spiega il prof. Bardi nel suo articolo sul suo blog su Il Fatto Quotidiano, l’Antartide senza ghiaccio è possibile, in fondo un tempo fu una terra verde. Circa sessanta milioni di anni fa, la Terra iniziava appena a riprendersi dalla catastrofe che portò all’estinzione dei dinosauri. Allora le temperature erano anche di 12 gradi al di sopra delle medie attuali e l’anidride carbonica era tre volte più presente nell’atmosfera. In quel periodo l’Antartide era coperto di foreste e vi abitavano diverse specie di animali.
Ma man mano che la biosfera iniziava a fiorire dopo la catastrofe e a sottrarre anidride carbonica dall’atmosfera, circa 50 milioni di anni fa, le temperature iniziarono a calare e 35 milioni di anni fa questo abbassamento delle temperature portò la zona antartica a ghiacciarsi, fino ad arrivare alle glaciazioni che si sono verificate negli ultimi 2/3 milioni di anni e di cui l’ultima è terminata appena 12.000 anni fa.
Negli ultimi 50 milioni di anni, e fino all’era industriale, una grande quantità di carbonio fu immagazzinata come combustibili fossili, incrementando l’abbassamento delle temperature. Ora noi stiamo provocando l’effetto opposto. Come spiega il prof. Bardi “estraendo e bruciando questo petrolio, facciamo ritornare la CO2 nell’atmosfera, invertendo il ciclo del raffreddamento. E non è sorprendente che l’effetto sia quello opposto: riscaldamento globale”.
Molto vicini allo scioglimento dell’Antartide
Al momento la concentrazione di CO2 nell’atmosfera è di circa 400 parti per milione, mentre quando l’Antartide era una foresta verde si aggirava attorno alle 600/800 parti per milione. Non siamo così lontani, ma questo non significa che la zona antartica rimarrà presto senza ghiaccio, significa solo che ci stiamo pericolosamente avvicinando e che non dobbiamo per nulla stare tranquilli.
L’Antartide non si scioglierà domattina. Il clima sulla Terra è sempre cambiato. Tutto questo però non deve spingerci a non preoccuparcene perché il nostro Pianeta potrà anche resistere e sopportare i cambiamenti (almeno fino a che ci sarà il Sole), ma la nostra società non farà altrettanto.
“La preoccupazione è che qualche gigantesco pezzo di ghiaccio si stacchi dai bordi del continente per poi andare a spasso nell’oceano, alterando il clima terrestre in modo imprevedibile. E ricordiamoci che non importa che il ghiaccio antartico si fonda tutto: bastano pochi metri di aumento del livello del mare per metterci nei guai. Così, i 20 gradi misurati recentemente in Antartide sono un sintomo di un gigantesco cambiamento che si è messo in moto e che non sarà facile invertire”.
Così conclude il suo articolo il prof. Bardi. Con la speranza che le sue parole possano svegliare in noi una qualche sorta di campanello di allarme e possano spingerci a preoccuparci di quello che stiamo facendo al nostro Pianeta. Prima che sia troppo tardi e sperando che non lo sia già.