Foto di Pete Linforth da Pixabay
In caso di catastrofe globale, il vero oro sarà verde. Non quello dei soldi, ma quello delle coltivazioni capaci di sopravvivere a un inverno nucleare. Un nuovo studio pubblicato su PLOS One offre una mappa agricola per la sopravvivenza urbana: colture essenziali, ad alta resa e capaci di resistere anche in scenari estremi.
In un mondo ancora funzionante – ma sull’orlo del collasso – la strategia più efficace per coltivare cibo in città è puntare su legumi come i piselli. Ricchi di proteine e poco esigenti in termini di spazio, sono ideali per l’agricoltura urbana nei climi temperati.
Appena fuori dalle città, dove i terreni sono più estesi, lo studio suggerisce di affidarsi a colture ad alta resa come le patate, capaci di offrire molte calorie su superfici relativamente ridotte.
Ma cosa accadrebbe se la Terra entrasse in un inverno nucleare? In uno scenario simile, con la luce solare oscurata e le temperature crollate, molte piante smetterebbero di crescere. In città, i piselli non sopravviverebbero. La soluzione? Spinaci e barbabietole da zucchero, due colture resistenti al freddo e capaci di mantenere un minimo di produttività anche con poca luce.
Sono umili, ma essenziali. Le barbabietole, in particolare, forniscono zuccheri naturali e una discreta quantità di calorie, mentre gli spinaci contribuiscono con vitamine e sali minerali.
Nei campi periurbani, la combinazione migliore in caso di collasso climatico è grano per il 97% e carote per il 3%. Il primo garantisce energia e lunga conservazione. Le seconde, anche se meno caloriche, completano il fabbisogno con vitamina A e altri micronutrienti.
È un equilibrio tra nutrizione e sopravvivenza: pochi ingredienti, coltivati su ampie superfici, che possono tenere in vita una comunità in assenza di sistemi logistici complessi.
Lo studio avverte che le coltivazioni urbane non sarebbero comunque sufficienti a sfamare un’intera città: nei casi più ottimistici, si arriverebbe al 16% del fabbisogno. La vera salvezza arriverebbe dai terreni agricoli limitrofi e da un uso razionale delle risorse.
In ogni caso, conoscere oggi quali piante garantiscono la massima resa nei peggiori scenari possibili può significare la differenza tra vita e morte, in un futuro che – secondo l’Orologio dell’Apocalisse – è “a un secondo dalla mezzanotte”.
Foto di Pete Linforth da Pixabay
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