Batteri intestinali e insicurezza alimentare: un legame che minaccia anche la salute del cervello

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Negli ultimi anni, il microbiota intestinale – l’insieme di batteri che popolano il nostro intestino – è diventato protagonista di numerose ricerche scientifiche per il suo ruolo chiave nella salute globale. Nuove evidenze suggeriscono che le alterazioni di questa flora batterica, spesso causate da malnutrizione o insicurezza alimentare, non influiscono solo sul metabolismo, ma anche sullo sviluppo cognitivo e sulle funzioni cerebrali.

L’insicurezza alimentare, cioè la mancanza costante di accesso a cibo sufficiente e nutriente, colpisce milioni di persone nel mondo, soprattutto bambini e adolescenti. Questo stato di precarietà non solo priva l’organismo dei nutrienti necessari, ma compromette anche l’equilibrio del microbiota intestinale, che svolge un ruolo cruciale nella comunicazione tra intestino e cervello.

Microbiota, cibo e mente: il filo invisibile tra intestino e intelligenza

Il cosiddetto “asse intestino-cervello” è un sistema complesso di segnali biochimici e neuronali che mette in relazione la flora intestinale con il sistema nervoso centrale. Quando i batteri “buoni” vengono soppiantati da quelli patogeni a causa di diete povere e squilibrate, la produzione di neurotrasmettitori essenziali – come la serotonina – può diminuire, con effetti negativi su umore, concentrazione e apprendimento.

Alcuni studi hanno evidenziato che bambini cresciuti in contesti di insicurezza alimentare mostrano maggiori difficoltà cognitive e comportamentali rispetto ai coetanei. Questi effetti non sembrano dovuti solo alla carenza di nutrienti, ma anche all’infiammazione cronica intestinale e ai segnali alterati provenienti dal microbiota, che possono compromettere lo sviluppo cerebrale nelle fasi critiche della crescita.

Anche negli adulti, la connessione tra microbiota alterato e funzioni cognitive è sempre più evidente. Un’alimentazione povera o discontinua può aumentare il rischio di depressione, ansia, deficit mnemonici e declino cognitivo precoce. In soggetti vulnerabili, come anziani o persone con disturbi del comportamento alimentare, il legame tra intestino e mente si fa ancora più fragile.

Intervenire sul microbiota può portare benefici significativi

La buona notizia è che intervenire sul microbiota può portare benefici significativi. Diete ricche di fibre, alimenti fermentati, prebiotici e probiotici possono aiutare a ripristinare un ecosistema intestinale sano. Tuttavia, laddove l’insicurezza alimentare è strutturale, servono politiche pubbliche che garantiscano l’accesso al cibo non solo in termini quantitativi, ma anche qualitativi.

Alcuni ricercatori stanno esplorando l’uso mirato di integratori probiotici nelle popolazioni a rischio, con risultati incoraggianti. Tuttavia, senza affrontare le cause sociali della povertà alimentare, i benefici rischiano di essere temporanei. Una strategia efficace deve unire nutrizione, educazione alimentare e sostegno psicologico.

Il microbiota intestinale si sta rivelando un barometro prezioso della nostra salute mentale e cognitiva. In un mondo dove l’alimentazione è sempre più diseguale, comprenderne il ruolo potrebbe essere la chiave per prevenire non solo le malattie metaboliche, ma anche le disuguaglianze cognitive che iniziano, silenziosamente, nell’intestino.

Foto di Robina Weermeijer su Unsplash

Annalisa Tellini
Annalisa Tellini
Musicista affermata e appassionata di scrittura Annalisa nasce a Colleferro. Tuttofare non si tira indietro dalle sfide e si cimenta in qualsiasi cosa. Corista, wedding planner, scrittrice e disegnatrice sono solo alcune delle attività. Dopo un inizio su una rivista online di gossip Annalisa diventa anche giornalista e intraprende la carriera affidandosi alla testata FocusTech per cui attualmente scrive

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