Befana: miti e leggende alle origini della festa dell’Epifania

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Il termine Befana è una corruzione lessicale della parola Epifania, che nel tempo si è trasformata in bifanìa e befanìa, per poi diventare Befana. Oggi questo termine indica la figura folcloristica legata alle festività natalizie, tanto amata in Italia e ormai diffusa in tutta la penisola.

La nostra Befana è una donna molto anziana che vola su una scopa, portando in dono dolciumi ai bambini nella notte tra il 5 e il 6 gennaio. La Befana riempie con i suoi dolci doni le calze che i bambini lasciano per lei, tradizionalmente sul camino o vicino a una finestra. Ma solo i bimbi che durante l’anno precedente si sono comportati bene riceveranno in regalo dei dolciumi. Gli altri invece si vedranno recapitare del carbone o, in alcune regioni, dell’aglio.

Ma qual è la vera origine e la vera storia della Befana? Da dove trae origine la figura della vecchietta che porta i doni a cavallo di una scopa?

 

Le origini pagane della Befana e dell’Epifania

Probabilmente le radici di questa festività affondano molto indietro nel tempo. Si ritiene infatti che possa aver avuto origine da un insieme di riti propiziatori pagani, risalenti al X-VI secolo a.C., legati ai cicli stagionali dell’agricoltura. Questi riti che celebravano il raccolto dell’anno trascorso, ormai pronto per rinascere come anno nuovo, erano diffusi in Italia attraverso un antico Mitraismo.

Gli antichi riti pagani furono poi ereditati ed inglobati nelle celebrazioni di epoca romana. Si ritiene dunque che il personaggio della Befana possa essere collegato alle tradizioni agricole dell’antica Roma.

Il 25 dicembre, ovvero il quarto giorno dopo il Solstizio, nell’antica Roma si festeggiava il Sol Invictus ovvero la nascita del dio sole invitto, festività che fu poi trasformata nel nostro Natale. Dopo 12 giorni da questa ricorrenza si celebrava la morte e la rinascita della natura attraverso Madre Natura.

I Romani credevano che in queste dodici notti, il cui numero rappresentava i dodici mesi dell’anno appena iniziato, delle figure femminili volassero sui campi coltivati, per propiziare la fertilità dei futuri raccolti, da cui il mito della figura “volante”.

Secondo alcuni, tale figura femminile fu identificata in Diana, la dea lunare non solo legata alla cacciagione, ma anche alla vegetazione. Secondo altri studi invece, non si trattava della dea Diana ma Abundia (cioè abbondanza), una divinità minore, signora dell’abbondanza e prosperità, custode della cornucopia, con cui distribuiva cibo e denaro.

Un altra leggenda collega invece la Befana alla festa romana che si svolgeva all’inizio dell’anno in onore del dio Giano (il dio degli inizi materiali e immateriali) e alla dea Strenia (il simbolo del nuovo anno, di prosperità e buona fortuna) e durante la quale si scambiavano i regali. Infatti il nome della dea dà l’origine alla parola italiana “strenna” che significa appunto regalo natalizio ed è usata tutt’ora in molte regioni.

 

Le figure mitiche del Nord Europa

In Nord e Centro Europa la Befana potrebbe essere legata alla figura celtica di Perchta, assimilabile ad alcune figure, sempre femminili, come Frigg in Scandinavia, Holda in Nord Europa, Bertha in Gran Bretagna e Berchta in Austria, Svizzera, Francia e Nord Italia.

Questa figura dalle antichi origini è una personificazione femminile della natura invernale. Viene infatti rappresentata come una vecchia gobba con naso adunco, capelli bianchi spettinati e piedi abnormi, vestita di stracci e scarpe rotte, che aleggiando sopra i campi e i terreni di notte ne propizia la fertilità.

 

La cristianizzazione delle leggende pagane: la Befana e i Re Magi

Già a partire dal IV secolo d.C., l’allora Chiesa di Roma cominciò a condannare tutti riti e le credenze pagane, definendole un frutto di influenze sataniche. Fu così che la figura della Befana iniziò a poco a poco a prendere forma, dando origine, a partire dal Basso Medioevo, ad una forma molto simile all’attuale figura, spogliata delle sue vesti mitiche e pagane.

L’antica figura pagana femminile fu quindi accettata gradualmente nel Cattolicesimo, come una sorta di dualismo tra il bene e il male. Già nel periodo del teologo Epifanio di Salamina, la stessa ricorrenza dell’Epifania fu proposta alla data della dodicesima notte dopo il Natale, assorbendo così l’antica simbologia numerica pagana.

Anche la leggenda della Befana venne “cristianizzata”, rendendola una storia adatta ad una festa cattolica come quella dell’Epifania, tradizionalmente associata alla consegna dei doni da parte dei Re Magi a Gesù Bambino.

La storia racconta che i Re Magi, durante il loro viaggio a Betlemme, avessero perso la strada e quindi avessero bussato alla porta di una vecchietta per chiedere indicazioni. Prima di lasciare la casa della vecchietta, i Re Magi la invitarono ad unirsi a loro nel viaggio, ma l’anziana signora rifiutò.

La donna però si pentì della sua scelta e decise quindi di mettersi in camino per trovare i Re Magi e seguirli, portando con se un sacco pieno di dolci da portare in dono a Gesù Bambino. Non riuscendo però a trovarli cominciò a bussare alle porte delle case vicine e iniziò a lasciare i dolci ai bambini nella speranza che uno di loro fosse Gesù. Da allora lei gira per tutto il mondo nella notte tra il 5 ed il 6 gennaio a cavallo della sua scopa e porta ai bambini bravi i dolciumi.

 

La Befana è una dolce nonnina od una vecchia strega?

Sia le antiche leggende delle figure legate alla Natura, che la storia della vecchina che incontra i Re Magi, riguardano una figura benevola e tutt’altro che negativa, così come lo è anche il suo aspetto, ovvero quello di una buona nonnina. Tuttavia in tempi recenti, anche per influenza della festa di Halloween, la figura della Befana è stata erroneamente associata a quella di una strega.

In realtà non si tratta di una strega, ma di una vecchietta affettuosa, rappresentata su una scopa volante, antico simbolo che rappresenta la purificazione delle case e delle anime, in previsione della rinascita della stagione o dell’inizio del nuovo anno.

Anche l’aspetto della Befana è stato un po’ stravolto, soprattutto da Internet e dalla televisione. La Befana classica infatti non è vestita come una strega con cappello, stivali con fibbie e mantello. Le rappresentazioni classiche la mostrano infatti come una nonnina con gonne lunghe e pesanti, scarpe comode, uno scialle di lana colorata ed un fazzoletto che le ripara la testa dal freddo di gennaio.

 

Il carbone come simbolo della rinascita si trasforma in una punizione

Anche riguardo ai doni della Befana, la tradizione ha subito delle modifiche. Il carbone, o anche la cenere, antico simbolo rituale dei falò, inizialmente veniva inserito nelle calze o nelle scarpe insieme ai dolci, in ricordo, appunto, del rinnovamento stagionale, ma anche dei fantocci bruciati in alcune tradizioni alla fine dell’anno, simboli dell’anno passato che venivano dati alle fiamme per marcare la loro fine.

Ma nell’ottica della morale cattolica dei secoli successivi, nella calze e nelle scarpe veniva inserito solo il carbone, o l’aglio, come punizione per i bambini che si erano comportati male durante l’anno precedente.

Se questa mattina avete trovato del carbone insieme ai dolci dunque, non significa che siete stati solo un po’ birichini, ma che per voi inizia un nuovo anno in cui possibilmente non ci saranno tutte le cose negative dell’anno passato.

Foto di sara150578 da Pixabay

Valeria Magliani
Valeria Magliani
Instancabile giramondo, appassionata di viaggi, di scoperte e di scienza, ho iniziato l'attività di web-writer perché desideravo essere parte di quel meccanismo che diffonde curiosità e conoscenza. Dobbiamo conoscere, sapere, scoprire e viaggiare, il più possibile. Avremo così una vita migliore, in un mondo migliore.

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