Il chitarrista e astrofisico dei Queen, Brian May, ha collaborato con ricercatori di asteroidi per indagare su sorprendenti somiglianze e su una differenza enigmatica tra corpi separati esplorati da sonde spaziali. Il team di ricerca ha gestito un progetto basato su supercomputer che coinvolge simulate grandi collisioni di asteroidi per sondare le loro probabili origini. Il loro lavoro è riportato su Nature Communications.
Grazie a queste informazioni si possono elaborare strategie per difendere la Terra da un eventuale impatto cosmico. Lo studio è parte della missione “Hera” dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), in programma per il 2024, il cui obiettivo è studiare la possibilità di deviare la traiettoria di un asteroide potenzialmente in rotta di collisione con la Terra.
Asteroidi, da dove hanno origine e come possiamo evitarli
Sia il 525-m di diametro dell’asteroide Bennu visitato da NASA Osiris-Rex e 1-km diametro asteroide Ryugu raggiunto dalla giapponese Hayabusa 2 possiedono la stessa forma a trottola distinta. Tuttavia, la coppia contiene quantità diverse di acqua, come rivelato nella mappatura spettrale dei materiali idratati. Ryugu appare più secco rispetto a Bennu, nonostante sia una giovinezza comparata in termini di asteroidi, stimata a soli 100 milioni di anni.
Hera sarà la prima missione a visitare il sistema Didymos, formato da due asteroidi che ruotano l’uno intorno all’altro. Il principale grande come una montagna e un compagno minore delle dimensioni della piramide di Giza. “Hera rivoluzionerà le nostre conoscenze sugli asteroidi e sul modo di proteggerci da questi corpi celesti, mostrandoci cose che non avevamo mai visto prima”, osserva Brian May.
“Una delle possibilità che abbiamo è modificare la loro traiettoria: un’impresa molto complicata”, prosegue il chitarrista dei Queen. “Bisogna infatti mirare a un bersaglio di poche centinaia di metri in mezzo a milioni di chilometri di vuoto. Tuttavia, a differenza dei dinosauri, noi esseri umani abbiamo dalla nostra parte il beneficio della conoscenza scientifica”.
Il contributo di Brian May
La missione inizierà con l’impatto, alla velocità oltre sei chilometri al secondo, della sonda Dart della NASA sull’asteroide più piccolo. Poi sarà la volta di Hera, che misurerà la massa dell’asteroide. La tappa successiva sarà la liberazione di una coppia di mini-satelliti, i cosiddetti CubeSat, grandi come scatole di scarpe, che voleranno come piccoli droni su Didymos, con la possibilità di poggiarsi anche sulla superficie.
Il coinvolgimento di Brian May è emerso dalle sue attività di ricerca sugli asteroidi, compreso il lavoro nei gruppi scientifici Hayabusa2 e OSIRIS-REx e come membro dell’Advisory Board del progetto Near-Earth Object Modeling and Payload for Protection (NEO-MAPP), finanziato dalla Commissione Europea.
Questo mese l’ESA celebra la Giornata degli asteroidi riconosciuta dalle Nazioni Unite, per spiegare il ruolo degli asteroidi nella formazione del nostro sistema solare, come possiamo usare le loro risorse e come possiamo proteggere il nostro pianeta dagli impatti degli asteroidi.