Il progresso tecnologico, senza considerare anche le interazioni teoriche tra svariati segmenti di studi, sta spalancando le porte di alcune affascinanti novità nel campo sia quantistico che della computazione quantistica rendendo sempre più realistica la possibilità di cogliere informazioni da elementi tanto complessi quanto sconosciuti come i buchi neri.
La lettura, ad oggi ipotizzata solo sul piano teorico, rappresenterebbe un notevole passo in avanti per la comprensione di svariate leggi fisiche e postulati dietro l’idea dei buchi neri, ad oggi rappresentati esclusivamente all’interno di pellicole cinematografiche di stampa fantascientifica – il caso di Interstellar è sicuramente una delle messe su schermo più interessanti – rendendo il futuro sempre meno lontano e ricco di possibili sorprese.
Scambio di dati coi buchi neri: il Quantum Teleportation per scoprirne i segreti
Nonostante il fascino secolare che questi hanno maturato nel tempo, i buchi neri continuano ad esser elementi soltanto teorizzati nelle attuali leggi della relatività lasciando così ampio spazio a scoperte e supposizioni dalle infinite applicazioni sulle quali gli scienziati ed i progetti di ricerca in tutto il mondo stanno investendo risorse e tempo.
Proprio dal California Institute of Technology (Caltech), uno dei più avanzati in termini sia di strumentazioni che di risorse umane a disposizione della ricerca, la possibile chiave d’accesso a tali segreti sarebbe stata identificata all’interno di un’altra recente teoria, quella del Quantum Teleportation, pensata per porre le basi di un teletrasporto – attualmente limitato ai soli dati, ma sicuramente proiettato nel futuro anche alla materia – facilmente associabile alla natura di questi elementi capaci di assorbire qualsiasi particella, fotoni inclusi, e dai cui nascerebbe quindi l’ipotesi di studio.
Ad incidere sulla possibilità di poter scambiare dati con i buchi neri, similmente all’invio dati tramite un hardware elettronico, sarebbe la nuova modalità d’invio dell’unità minima di misura delle informazioni (ovvero il qubit) tramite lo sdoppiamento in due fotoni rilevatori di cui uno lanciato all’interno del campo gravitazionale dei buchi neri e l’altro sfruttato per valutare lo stato e/o le modifiche in corso d’opera sul primo, ottenendo così i primi riscontri direttamente dall’interno di un buco nero.
Buchi neri: la teoria del teletrasporto sarà la base dei viaggi interstellari?
Sebbene l’ipotesi scientifica postulata dal Caltech appaia relativamente plausibile, mancando ancora però della prova pratica alla base della metodologia del processo scientifico per confermare o smentirne la veridicità, pur in caso di esito positivo l’ipotesi d’interazione tra teletrasporto e viaggi interstellari – magari proprio attraverso i buchi neri – appare tutt’altro che semplice pur se fattibile viste le affinità teoriche.
Le novità e le scoperte derivate dallo studio dei buchi neri rappresenterebbero soltanto le basi per lunghi e complessi studi negli anni a venire, specialmente in virtù della totale assenza di conferme sulle teorie postulate nel campo della relatività generale, spalancando però anche le porte di possibili applicazioni pratiche tutt’oggi imprevedibili ma sicuramente notevoli sia sulla vita quotidiana che per l’attuale tecnologia. Fonte: BGR