Verkhoyansk è un piccolo villaggio che ospita 1300 persone. Si trova a nord, molto a nord, in una zona della Siberia oltre il circolo polare artico. Secondo il servizio meteo russo Pagoda i Klimat, il termometro ha toccato i 38 gradi centigradi, quasi il doppio della media stagionale, superando il precedente record, raggiunto nel giugno del 1915, a Fort Yukon, in Alaska.
È uno di quei famosi villaggi in cui la temperatura, d’inverno, raggiunge tranquillamente temperature di – 40 °C, con un record gelato di -49°. Il paese si trova a 4.600 km a nord-est di Mosca ed è abituato a sbalzi di temperatura estremi: nel 1892 ha raggiunto la cifra record di -67,8 gradi mentre lo scorso gennaio ha rilevato -57,2.
Siberia, il caldo registrato negli ultimi tempi è causa dello scioglimento del permafrost.
Questo picco arriva dopo un’estate da record per l’intera Siberia con temperature in media di 10 gradi più alte rispetto al 1979. Le temperature elevate portano a gravi conseguenze in questi ecosistemi, fra cui il più grave di tutti è probabilmente lo scioglimento del permafrost.
L’ondata di calore ha provocato nuovi incendi, scioglimento del permafrost e una invasione di falene, le cui larve erodono la corteccia delle conifere lasciandole ancora più esposte agli incendi. Ma non è tutto; a fine maggio si è verificato uno dei peggiori disastri naturali della zona con lo sversamento di enormi quantità di carburanti nel fiume Ambarnaya, nella Siberia settentrionale.
Ebbene le analisi avrebbero rilevato che la rottura avvenuta nella centrale che ha provocato lo sversamento sarebbe in parte ricollegabile allo scioglimento del permafrost che a questo punto in molte zone comincia ad essere instabile. Il carburante, poi, ha raggiunto un lago glaciale artico collegato al Mar di Kara, parte dell’Oceano Artico. I danni stimati per i corsi d’acqua artici sono di circa 100 miliardi di rubli.