Al giorno d’oggi le preoccupazioni destate da un universo hi-tech un po troppo invasivo non sono soltanto delle pure e semplici congetture ma, come sempre più spesso testimoniato dai numerosi attacchi hacker alle grandi software farm detentrici di vasti database di dati privati, delle minacce in piena regola che possono giungere direttamente dalla profilazione delle abitudini di utilizzo con i motori di cerca sul web.
Il motore di ricerca online, di fatto, rappresenta la via preferenziale per la risoluzione dei nostri dubbi e delle nostre perplessità in merito ad un argomento specifico o anche riguardo il semplice surfing random ma di contro monitorano ogni nostra azione vendendo le informazioni al miglior offerente.
Ricerche, forum di discussione, blog, social network, portali di e-commerce e di e-banking e piattaforme online di ogni genere ricevono quotidianamente una miriade di dati a livello globale. Dati la cui destinazione non è espressa in chiaro e che pertanto potrebbero verosimilmente cadere in mano ad aziende leader del commercio online.
L’uso del condizionale, ad ogni modo, non è obbligatorio in quanto di fatto la situazione sopra esposta si è già presentata in passato e si presenta ancora oggi in primo piano tramite i classici ads pubblicitari che propongono prodotti e servizi pertinenti basati sulle nostre ultime ricerche online. Tutto merito dei cookie, piccoli frammenti di informazioni fornite consensualmente dall’utente allo scopo di agevolare la navigazione.
Il nuovo motore di ricerca Qwant integrato in una versione custom del noto browser web Mozilla Firefox promette di abbattere le imposte barriere alla nostra privacy, proponendosi quale soluzione adeguata a garantire una navigazione libera, trasparente e piacevole. Tutto in nome della privacy e della riservatezza di tutti i nostri dati online.
Qwant, in particolare, non utilizza cookie a scopo di profilazione e garantisce un livello di anonimato adeguato in 30 location per un bacino d’utenza totale di 21 milioni di utenti che mensilmente si affidano ai sistemi. In aggiunta, oltre che la versione Desktop, la società sviluppatrice ha garantito anche il roll-out di una versione ad hoc concepita per l’emisfero mobile surfing, cosicché sarà possible estendere la sicurezza anche in esterna. Ma vediamo di scoprire più in dettaglio cos’è Qwant.
Motore di ricerca Qwant: in cosa consiste
Fondato nel 2013 dietro le direttive di Eric Leandri, imprenditore tech con un passato nel settore della sicurezza informatica, e Jean Manuel Rozan, investitore ed ex commerciante, Qwant si è posto in prima linea quale alternativa valida alle più blasonate ed utilizzate piattaforme di Search Engine Google che, contrariamente a queste, non si fanno carico di porre enfasi sul tema della riservatezza dei dati sensibili degli utenti.
Qwant non è un semplice browser ma una via preferenziale per un accesso libero alla rete. Un accesso che svicola dalla pubblicità invasiva e che garantisce invece migliori e più aggiornati risultati di ricerca. Come spiega Rozan il cambiamento indotto dall’utilizzo del motore di ricerca Qwant rispetto ad un classico sistema Google? Dice: “Digita Obama su Google e la maggior parte dei risultati sarà lo stesso di ieri, invece i nostri cambiano in continuazione”.
Particolare menzione, tra l’altro, meritano le categoria di ricerca che svicolano dalle tradizionali sezioni Notizie, Immagini e Video per rifarsi anche ad integrazioni pertinenti al mondo della musica come iTunes e dei social come Twitter. Ogni brano, in questo caso, rimanda alla pagina dell’artista ed incrocia tutti i dati online offrendo un prospetto informativo a dir completo e sempre aggiornato.
Già dalla homepage si nota il carattere open della piattaforma online del motore di ricerca integrato che risulta personalizzabile in ogni sua forma ed in relazione alle specifiche esigenze dell’utente. Sarà possibile, ad esempio, procedere secondo una specifica lingua di ricerca o anche in base alla posizione o, in alternativa, prevedere un’organizzazione differente dei risultati di ricerca in diverse sezioni.
La modalità di default visualizza 5 colonne verticali di menu alla stregua di quanto offerto con Google News ma con un particolare accento sul tema della personalizzazione e sulla “spazialità della notizia”. Ad esempio, abbiamo le notizie relative alla chiave principale di ricerca, il Qnowledge Graph con linking diretto a Wikipedia, la colonna dedicata ai commenti ed ai social e, infine, una sezione shopping con risultati pertinenti per l’acquisto di eventuali prodotti correlati alla ricerca stessa.
Ultimamente, inoltre, è stata anche aggiunta la sezione Notebook attraverso cui è data facoltà di procedere all’upload di foto, video e testi da dare in pasto a gruppi online di discussione.
Motore di ricerca Qwant: la privacy, prima di tutto
Sempre Rozan interviene in merito all’esposizione delle potenzialità operative del proprio prodotto, dicendo che:
“La direzione che internet sta prendendo rende inevitabile il bisogno di privacy da parte della gente”
Il motore di ricerca Qwant non usa cookie nè raccoglie indebitamente dati sulla navigazione. Il sistema non fa distinzione tra gli utenti ed anzi avrà modo di perfezionarsi nel tempo con successive integrazioni funzionali ed ulteriori miglioramenti. Per il momento l’aspetto sicuramente più importante è quello corrisposto a garanzia di un sistema privo di pubblicità invasiva e quindi di eventuali sotto-circuiti di tracking per abitudini di utilizzo e ricerca.
Si tratta di una soluzione in fase primordiale che avrà certo modo di ottimizzare i processi rendendo la navigazione sicuramente più piacevole. Ad ogni modo, già in queste prime fasi, si osserva un utilizzo quotidiano stimato in oltre 10 milioni di ricerche al giorno.
“Ci troviamo a un punto di svolta in cui, come cittadini, utenti di Internet e consumatori, dobbiamo scegliere in che misura abbiamo diritto alla privacy e come possiamo essere liberi di esercitarlo. Internet non è solo un mezzo di comunicazione, ma oggi è sempre di più una specie di cervello surrogato: tutto ciò che facciamo è sempre più memorizzato e può essere recuperato su richiesta”.
Lo scopo primo di Qwant è fondamentalmente quello di non condurre l’utente ad un utilizzo indiscriminato del web sulla base di interessi commerciali e redirect studiati ad hoc concepiti esaminando i risultati di ricerca ma, piuttosto, si predilige un approccio soft che lascia ampio spazio alla volontà del singolo interessato, senza forzature di sorta.
La totale trasparenza dei progettisti software si manifesta anche nel fatto di aver rilasciato integralmente il codice sorgente del progetto allo scopo non solo di permetterne un esame analitico del contenuto ma anche di prevedere ulteriori successive integrazioni da parte di sviluppatori di terze parti che potranno così integrare e migliorare il prodotto.
Motore di ricerca Qwant: come è stato creato
Qwant è stato realizzato tenendo conto di algoritmi ad intelligenza artificiale di ultima generazione che forniscono priorità assoluta ai contenuti più pertinenti ed interessanti. Iceberg, questo il nome dell’IA di base, fornisce resoconti adeguati sula base di rigidi criteri qualitativi ed editoriali, sia per il testo che per le immagini, i link, le menzioni ed i commenti rilasciati sui social.
Per auto-sostenersi Qwant sfrutta il circuito originariamente previsto dallo stesso motore di ricerca Google per il pay-per-click. Gli accordi stabilitesi con la piattaforma affiliata Zanox garantiscono un introito compreso tra i 44 e gli 88 centesimi a click. Accordi analoghi sono stati stabiliti anche con piattaforme come TripAdvisor, eBay e LeGuide.
Motore di ricerca Qwant: Google ed Apple hanno di che temere?
Al momento no, ma la sfida del futuro si giocherà nel comparto web del segmento mobile che, ad oggi, garantisce a Qwant solo un marginale 12% di market share contro il 95% di Google in America.
Allo stesso modo la mancanza di un’integrazione Qwant di default su Safari e Chrome non aiuta la crescita, ma internamente si sta lavorando per l’acquisizione di una posizione dominante tale da stravolgere gli equilibri a favore di un sistema che sicuramente merita una sua posizione.
E voi che cosa ne pensate della tecnologia moderna e dell’abusivismo forzato sulla raccolta dei nostri dati online? Spazio a tutte le vostre personali considerazioni al riguardo.