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Il Congo è il fiume più profondo: il primato grazie a un pesciolino cieco

Un misterioso pesce, o meglio la causa della sua morte, ha permesso agli scienziati di nominare il Congo come il fiume più profondo al mondo. Il Congo è il secondo fiume più lungo dell’Africa, dopo il Nilo, e il secondo per portata d’acqua, dopo il Rio delle Amazzoni. Tuttavia, gli scienziati hanno trovato un primo posto per questo “eterno” secondo: infatti, è il più profondo ed è stato possibile grazie alla morte di un piccolo pesce di 10 centimetri, il Lamprologus lethops.

 

Un ambiente estremo

L’interesse per gli scienziati è iniziato una decina di anni fa, quando videro per la prima volta dei pesci, piccoli e depigmentati, morenti o già morti sulla superficie dell’acqua. La causa del decesso del Lamprologus lethops era la malattia da decompressione, come quella dei subacquei: si verifica quando in un corpo si formano emboli nel sangue e nei tessuti a causa di una riduzione di pressione troppo repentina.

 

Melanie Stiassny, curator del Dipartimento di Ittiologia dell’American Museum of Natural History di New York, si occupa di biodiversità ed evoluzione dei pesci che vivono tra le impetuose rapide del basso Congo: ossia, quel tratto di fiume lungo 322 chilometri tra la città di Kinshasa e la foce. Come riportato recentemente da Stiassny all’American Geophysical Union, in quella parte vivono più di 300 specie di pesci. Le rapide sono così potenti da separare con la forza le popolazioni, portando così una parte di esse ad evolversi anche se non esiste molta differenza con l’animale di partenza.

 

Un pesciolino cieco sulla superficie dell’acqua

Ma in questo contesto c’è un’eccezione: “In un punto, abbiamo trovato questo pesce particolarmente strano. È un ciclide cieco e depigmentato: somiglia molto a un pesce di caverna, ma non ci sono caverne nel fiume. Secondo l’esperta, il mistero di questo pesce è stato svelato nei pochi istanti prima della sua morte: “Mentre stava morendo nella mia mano, si sono formate delle bolle sotto le scaglie e le branchie”. Il pesce si era ritrovato in una rapida che lo ha gettato velocemente da un punto estremamente profondo verso acque più basse: la pressione si abbassa troppo rapidamente causando, per l’appunto, la formazione di emboli.

Tra il 2008 e il 2009, gli scienziati hanno inviato esperti in kayak con attrezzature per la misurazione della profondità. Secondo le ricerche pubblicate nel 2009, il fiume Congo è profondo anche oltre 200 metri: le forti correnti creano come dei vortici sommersi, i cui getti sparano questi pesci ciechi fino in superficie dove muoiono per la decompressione. Sebbene, Stiassny e la sua squadra possano aver risolto il mistero del Lamprologus lethops, il Congo si è rivelato un ambiente ancora più estremo di quanto già si ritenesse, portando i ricercatori ad approfondire i loro studi.

Maria Chiara Sbragaglia

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